Variabili influenti la qualità dell’ambiente di lavoro

Variabili influenti la qualità dell’ambiente di lavoro

 

 

Secondo Baroni (2012) gli aspetti dell’ambiente fisico più rilevanti per la soddisfazione lavorativa riguardano: rumorosità, illuminazione, temperatura, qualità dell’aria, colore, arredamento, privacy e presenza di status symbol. Anche dalla precedente ricerca di Veitch e colleghi (2007) era emerso che la soddisfazione per l’ambiente di lavoro, inteso dal punto di vista fisico, era influenzata dalla soddisfazione rispetto ad elementi quali: il rumore, la luce, la qualità dell’aria, la temperatura, la vista esterna, le dimensioni dello spazio di lavoro, la privacy e l’apparenza estetica. A questi aspetti Bluyssen e colleghi hanno aggiunto anche il grado di controllo sullo spazio interno e la pulizia degli ambienti come fattori in grado di influenzare la percezione di comfort dei lavoratori (in Samani, 2015). Di seguito uno sguardo più ravvicinato a questi aspetti.

 Per quanto riguarda la rumorosità, ad essa viene spesso associata una percezione di  disagio che si evidenzia nella difficoltà di concentrazione: «le cause più frequenti sono il rumore delle macchine, le voci degli altri lavoratori e gli squilli del telefono. In sostanza, – sostiene Baroni (2012) – l’effetto di disturbo del rumore agisce impedendoci di dare la corretta priorità agli stimoli sonori che sentiamo»(p.135). E’ possibile distinguere due tipi principali di rumore caratteristici degli ambienti di lavoro: un tipo deriva dai macchinari, sistemi di ventilazioni ed altri strumenti tecnici ed è solitamente continuo, con ritmo costante, per questo, a livelli normali, non provoca generalmente molto disturbo; l’altro tipo di rumore è invece più incoerente e spesso dunque anche più fastidioso, include più informazioni e deriva ad esempio dalle conversazioni tra colleghi, dal suono prodotto dalla tastiera battuta o da altri spostamenti che appunto si caratterizzano per la discontinuità e che sono tipici degli uffici openplan (di cui ci occuperemo nel prossimo paragrafo), ma non solo (Samani, 2015).  Diverse ricerche sono state condotte per esaminare le conseguenze della rumorosità negli ambienti di lavoro, la maggior parte concordi circa la connotazione negativa di tali effetti.

In linea con questa tendenza, Evans e Johnson (2000) hanno rilevato non solo un’associazione tra elevata rumorosità e deficit nella motivazione ma anche una tendenza alla staticità posturale, che rappresenterebbe un fattore di rischio per lo sviluppo di disturbi muscoloscheletrici: dalla ricerca condotta emergeva infatti che i lavoratori esposti ad elevata rumorosità mancavano di fare gli adeguati aggiustamenti posturali durante periodi prolungati di lavoro al computer.

Nella stessa direzione vanno anche i risultati ottenuti da Tomei e colleghi (1995), i quali hanno registrato anomalie cardiache, con frequenza raddoppiata, nei lavoratori esposti ad alti livelli di rumorosità rispetto ai lavoratori esposti a bassi livelli di rumore.

Raffaello e Maass hanno deciso invece di approfondire la relazione tra il livello di rumorosità e variabili quali la soddisfazione rispetto all’ambiente, la soddisfazione per il lavoro, sintomi di stress e difficoltà nella comunicazione, immagine dell’azienda e attaccamento all’organizzazione. Nell’esperimento condotto sono state confrontate due aziende esposte entrambe ad elevati livelli di rumore nella fase di pre-test, dopodiché una delle due fabbriche è stata spostata in un’ altra sede con livelli molto più bassi di rumorosità, mentre la fabbrica di controllo è rimasta nella stessa sede. I risultati hanno confermato l’ipotesi secondo cui il cambiamento delle condizioni ambientali non solo ha influenzato il benessere fisiologico e psicologico dei lavoratori ma anche variabili organizzative rilevanti come l’immagine dell’azienda e l’attaccamento ad essa (Raffaello e Maass, 2002).

Anche la cattiva qualità dell’aria e la temperatura rientrano tra i principali fattori di disagio in ambito lavorativo, sembra infatti che una temperatura inadeguata, soprattutto se troppo calda, sia legata ad un aumento della distrazione e del numero di incidenti (Baroni, 2012). Uno dei principali problemi delle alte temperature è infatti quello di indurre letargia, che, oltre ad accrescere il tasso di incidenti, riduce in maniera significativa la produttività (Kamarulzaman, Saleh, Hashim, Hashim, e Abdul-Ghani, 2011).

 


©  La personalizzazione del proprio spazio: una ricerca in ambito lavorativo – Dott.ssa Martina Mancinelli