Promozione e Prevenzione: l’approccio ecologico
Promozione e Prevenzione: l’approccio ecologico
La psicologia di comunità, in quanto disciplina orientata al cambiamento sociale, fonda teoria, ricerca e azione, sia su evidenze empiriche che su valori sociali: questi ultimi dicono alla scienza come dovrebbe essere la comunità ideale, mentre la scienza, indica quali metodi utilizzare per arrivare al cambiamento sociale (partendo dalle condizioni attuali) .
Bronfenbrenner (1979) è il principale esponente della teoria ecologica e sostiene che l’individuo, in fase di sviluppo, non possa essere visto come “tabula rasa” che l’ambiente plasma, ma come un’entità dinamica che cresce e si muove seguendo un’interazione reciproca e bidimensionale con l’ambiente.
L’ambiente eco-sistemico non è solo una situazione ambientale (microsistema), ma include rapporti tra più situazioni e contesti ambientali (mesosistema) rimanendo influenzato anche da fattori esterni (esosistema).
L’approccio ecologico viene inteso, quindi, come una lente attraverso cui osservare ed analizzare il mondo: le comunità sono sistemi composti da molteplici strati interconnessi tra loro, e il comportamento delle persone può essere meglio compreso quando viene studiato mediante diversi livelli d’analisi.
I problemi vengono considerati come il risultato del rapporto, nel tempo, fra individui, setting e sistemi: possono essere affrontati attuando cambiamenti nei contesti di vita e promuovendo le capacità delle persone di utilizzarne le risorse.
Si tratta, dunque, di un principio fondante, un’analogia (Levine e Perkins 1987) , un paradigma (Heller, 1990) e un insieme di valori, basato sull’idea che l’ambiente e i diversi contesti di vita in cui ciascuno è inserito, incidano significativamente sul comportamento delle persone.
Viene evidenziato, dunque, un rapporto di reciproca influenza individuo- ambiente (Kurt Lewin, 1935; Roger Barker, 1968; Urie Bronfenbrenner, 1979; James G.Kelly, 2006): il comportamento di un individuo può avere poco senso se osservato asetticamente, è necessario conoscere, quindi, i settings ambientali a cui partecipano gli individui su cui si vuole intervenire.
Attraverso lo studio condotto da Battilani (2015) si è visto, ad esempio, che hanno maggiore effetto sulla percezione di rischiosità i fattori che causano conseguenze visibili rispetto a conseguenze non direttamente osservabili (danni alla pelle vs. insorgenza di tumori). Questi risultati portano ad una riflessione circa la nostra società, consumista e guidata ancora molto dalle apparenze. Le persone rimangono maggiormente influenzate se gli effetti dei loro comportamenti rischiosi riguardano aspetti socialmente visibili.
Urie Bronfenbrenner (1979), individua quattro livelli di analisi dei contesti di vita di ogni individuo.
Il Microsistema è il livello centrale entro il quale le unità interpersonali minime, costituite da diadi (es. madre-bambino), sviluppano rapporti al loro interno, e con altre diadi, caratterizzati da significative interazioni dirette. Un microsistema è dunque un pattern organizzato di relazioni interpersonali, attività condivise, ruoli e regole, che si svolgono perlopiù entro luoghi definiti (famiglia, parentela più estesa, scuola).
Il Mesosistema è un sistema di microsistemi: si riferisce a due o più contesti sociali in cui il soggetto partecipa direttamente, e in modo attivo.
L’Esosistema è costituito, invece, dall’interconnessione tra due o più contesti, dei quali, almeno uno risulta esterno all’azione diretta del soggetto. Un esempio di Esosistema è costituito dal rapporto tra la vita familiare del bambino e il lavoro dei genitori.
Il Macrosistema, infine, comprende le istituzioni politiche ed economiche, i valori della società e la sua cultura. I complessi di credenze e comportamenti che caratterizzano il macrosistema sono trasmessi da una generazione a quella successiva attraverso i processi di socializzazione condotti dalle varie istituzioni culturali, come la famiglia, la scuola, la chiesa, il luogo di lavoro e le strutture politico-amministrative.
Una comunità, intesa in senso ecologico è, secondo James G. Kelly (2006), un sistema in cui ogni elemento si lega a tutti gli altri tramite un rapporto di interdipendenza, in modo che ogni cambiamento in una parte influenza tutte le altre.
Agendo dunque su strutture scolastiche, lavorative e politico-amministrative, a livello di macrosistema, si innescherebbe un meccanismo mantenuto su un insieme di risorse che vengono prodotte, trasferite e consumate in modo ciclico secondo una classica metafora ecologica, arrivando a “contagiare” il singolo individuo e agendo, dunque, sul microsistema.
L’equilibrio tra risorse e problematiche di un contesto fa nascere risposte differenti, l’analisi di queste situazioni è fondamentale per capire i processi in atto e per intervenirvi coscienziosamente. Importante, quindi, è analizzare la direzione di una comunità, i cambiamenti che si sono verificati in passato e come si sono evoluti nel tempo. L’ambiente non è statico, è in continua trasformazione.
Caplan (1964) parla di prevenzione, ossia di interventi intenzionali progettati con lo scopo di ridurre l’incidenza di disturbi nella popolazione e ritardare l’insorgenza di comportamenti a rischio. Distingue quindi tre tipologie: la prevenzione terziaria, che è finalizzata a ridurre le conseguenze e l’impatto di un particolare disturbo, evitandone la cronicizzazione; la prevenzione secondaria, che ha lo scopo di ridurre la durata e la diffusione del disturbo, agendo dunque sulla rilevanza del problema; e la prevenzione primaria, invece, che mira a ridurre la probabilità che insorgano disturbi, intervenendo sull’incidenza.
L’institute of medicine (1994) distingue gli interventi preventivi, invece, in: universali (desiderabili per l’intera popolazione), selettivi (auspicabili per i sottogruppi della popolazione il cui rischio di sviluppare un qualsiasi disturbo risulta maggiore rispetto alla media), indicati (rivolti cioè a persone che sono state identificate, per alcune caratteristiche individuali, come portatrici di chiari sintomi o segni prodromici, tali da doverli considerare ad alto rischio per quanto riguarda lo sviluppo futuro di un determinato disturbo).
Seguendo questa diversificazione, a seconda del livello di analisi in cui ci si trova, possiamo sviluppare interventi che agiscono a livello individuale, di microsistema, di organizzazione, di comunità o di macrosistema.
Gli interventi a livello individuale pongono in primo piano i fattori organico-ereditari e demografici della popolazione target, consentendo di definire i gruppi maggiormente a rischio rispetto un determinato fenomeno.
Al livello del microsistema, invece, vengono presi in esame tutti quei contesti di vita (e le persone) con cui il target conserva un rapporto diretto: si tratta di sottoporre ad esame l’intera rete sociale di riferimento, di cui va analizzata la struttura, la relazione e la funzione, individuandone il sostegno sociale apportato all’individuo.
Il livello di organizzazione, concentra l’analisi su un insieme strutturato di microsistemi a cui gli individui partecipano, ma su cui non hanno diretto controllo. In tale livello si pone l’attenzione a caratteristiche strutturali, organizzative e di clima organizzativo, valutandone gli effetti sulla persona.
L’ultimo livello prende in esame, invece, l’intera comunità di riferimento, intesa come quartiere, comune, città, e identificata attraverso una mappatura del territorio. Quest’ultimo, comprende tutti i livelli precedenti, sotto un’ottica di analisi delle tradizioni culturali che influenzano il comportamento delle persone. (“…solo politici ingenui possono pensare di dare ai singoli cittadini l’onere di fare scelte più sane quando l’ambiente che li circonda è il principale fattore del loro problema” Philip James, international obesity task force) . Il macrosistema, è quindi il livello più elevato, costituito da istituzioni nazionali, e racchiude condizioni economiche, culturali, politiche oltre che sociali, del territorio. Una politica di promozione della salute richiede che vengano identificati gli ostacoli all’adozione di politiche pubbliche per la salute nei settori non sanitari e i modi per superarli. Lo scopo deve essere quello di fare in modo che le scelte più sane siano quelle più facili da realizzare anche per coloro che compiono le scelte politiche.
Questi legami che esistono tra le persone e il loro ambiente costituiscono la base per un approccio socio-ecologico alla salute.
Tale analisi dei contesti di vita di ogni individuo, e la strutturazione di eventuali interventi correttivi o preventivi, dev’essere guidata da un modello flessibile che consenta di inserire fattori chiave per il fenomeno indagato; ma allo stesso tempo sufficientemente dettagliato per guidare il professionista in direzione degli aspetti principali per sviluppare interventi mirati ed efficaci. La fase di progettazione di una campagna di prevenzione della salute, attenendosi ad obiettivi universali e selettivi, dovrebbe agire sull’incidenza considerando comunque numerose variabili soprattutto culturali.
Il principio guida globale per il mondo, e allo stesso modo per le nazioni, le regioni e le comunità, è la necessità di incoraggiare il sostegno e la tutela tra le persone: prendersi cura gli uni degli altri, delle nostre comunità e del nostro ambiente naturale.
I cambiamenti dei modelli di vita, di lavoro e del tempo libero hanno un importante impatto sulla salute. Il lavoro e il tempo libero dovrebbero, infatti, essere entrambi una fonte di salute per le persone, con l’obiettivo di contribuire a creare una società più sana.
E’ essenziale che venga svolta una sistematica valutazione dell’impatto che può avere sulla salute un ambiente in rapida trasformazione, e dare forza all’azione della comunità per quanto riguardano i potenziali interventi correttivi volti al miglioramento sia individuale che collettivo.
Al cuore di tutto ciò vi è quella che è considerata come la forza maggiore della comunità, vi è il possesso e il controllo da parte delle comunità stesse dei loro sforzi e dei loro destini. Questo processo attinge alle risorse umane e materiali esistenti nella comunità stessa per aumentare l’auto-aiuto e il supporto sociale e per sviluppare sistemi flessibili che rafforzino la partecipazione e la direzione pubblica sui temi della salute.
Come sostenuto in precedenza si tratta di un passaggio ad una concezione sempre più astratta di benessere. Si sta manifestando una tendenza esponenziale a valorizzare la crescita extra-lavorativa e personale dell’individuo, che non ricerca più la sua realizzazione solo nell’impiego. Ciò che spesso accade è che vi sia una promozione sociale di comportamenti a rischio all’insegna dell’alcol, fumo, droghe e apparenza. All’interno della società infatti si sviluppano infatti comunità più ristrette soggette a valori poco salutari nell’ottica di dimostrare l’appartenenza a determinati status considerati d’eccellenza.
La promozione della salute agisce attraverso una concreta ed efficace azione della comunità nel definire le priorità, assumere le decisioni, pianificare e realizzare le strategie che consentano di raggiungere un migliore livello di salute. Viene dunque sostenuto lo sviluppo individuale e sociale attraverso la diffusione di informazione ed educazione alla salute e migliorando le abilità per la vita quotidiana. In questo modo, si aumentano le possibilità delle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria condizione e sui propri ambienti, e di fare scelte favorevoli alla salute.
La responsabilità per la promozione della salute nei servizi sanitari è condivisa tra i singoli, i gruppi della comunità, gli operatori sanitari, le istituzioni che garantiscono il servizio sanitario e i governi. Essi devono lavorare insieme per un sistema di assistenza sanitaria che contribuisca alla responsabilizzazione. I servizi sanitari hanno bisogno di adottare un mandato più ampio che sia sensibile e rispettoso dei bisogni culturali, sia individuali che comunitari, mirando ad una connessione stretta con le più ampie componenti sociali, politiche, economiche e dell’ambiente fisico. Tutto ciò deve portare, dunque, ad una modifica dell’atteggiamento e dell’organizzazione dei servizi sanitari, che devono ricalibrare la loro attenzione sui bisogni complessivi dell’individuo visto nella sua interezza.