Negoziazione e Crisi – tipologie e interventi
Negoziazione e Crisi: tipologie e interventi.
Le squadre di intervento agiscono quindi in particolari situazioni di crisi.
“Crisi” è una parola chiave, un termine generalizzato che individua una situazione in cui è presente un disagio oggettivo, in cui esistono variabili che di volta in volta devono essere individuate; tale individuazione permette di inserire la crisi in una particolare categoria.
Le situazioni critiche si articolano in diverse tipologie e presentano quindi numerose differenze tra loro. Possono essere, per esempio, arresti di criminali ad alto rischio, suicidi, crisi domestiche, rapimenti, barricamenti, vere e proprie prese di ostaggi.
La situazione con ostaggi si verifica quando un sequestratore detiene una o più persone per motivi “strumentali”. Il soggetto ha bisogno delle forze dell’ordine o di altre autorità per soddisfare le sue specifiche esigenze; gli ostaggi sono dunque un mezzo per raggiungere i suoi obiettivi.
La presa di ostaggi può essere definita come un evento triadico. Dato che il sequestratore vuole qualcosa da un terzo soggetto vi è una significativa possibilità che ci sia spazio per la contrattazione.
Caratteristiche di una situazione di ostaggi sono:
- il sequestratore è orientato verso un obiettivo;
- il sequestratore dichiara le proprie richieste, tra le quali, di solito,quella di poter fuggire;
- il sequestratore ha bisogno della polizia per agevolare le richieste stesse.
Il sequestratore sottolinea che le richieste non soddisfatte si ripercuoteranno sugli ostaggi, ma sa anche che mantenerli in vita impedisce una risposta tattica da parte delle forze dell’ordine.
Una seconda tipologia di evento si ha in quelle situazioni che vedono la presenza di un carceriere e un prigioniero. Questi episodi sono chiamati barricamento con vittima e si configurano più come un evento diadico che come uno triadico. Il rapitore tiene la vittima per ragioni “espressive”, la sua azione è motivata da emozioni interne ed impulsi che sono molto personali e spesso oscuri.
Il soggetto si trova in uno stato altamente emotivo, preda di rabbia o gelosia o frustrazione. Dal colpevole non giungono sostanziali richieste verso una terza parte, perché l’autore non vuole avere un intermediario, non ha bisogno delle forze dell’ordine o di altre autorità, perché non c’è qualcosa di materiale che voglia ottenere.
Un esempio può essere quello di un uomo armato che trattiene la sua ex moglie/compagna per poi spararle e uccidersi. La moglie si configura più come vittima (victim homicide to be) che come ostaggio (Fuselier, VanZandt e Lanceley, 1991). Dato che il soggetto ha ciò che vuole, ovvero la vittima, non può esistere uno spazio di contrattazione.
Le caratteristiche di questa situazione di barricamento con vittima sono:
- nessun obiettivo chiaro;
- mancanza di richieste sostanziali da parte dell’autore; – mancanza di un pensiero razionale;
- attenzione diretta contro la persona presa.
Ci può essere una trattativa anche in una terza tipologia di evento che non vede la presenza di ostaggi. Vi è un autore, armato e barricato, e vi sono le forze dell’ordine che parlano con lui per farlo arrendere.
Può essere un criminale intrappolato in un luogo in cui ha commesso o ha tentato di commettere un reato, per esempio una rapina, o una persona armata e barricata in casa che vuole suicidarsi. Si riporta la seguente tabella (Call, 2003).
TIPO | INTERAZIONE | DESCRIZIONE |
Situazione con ostaggio | Perpetratore
Ostaggio Terza persona |
Il sequestratore avanza richieste di merito (in genere strumentali, alcune volte espressive) ad una terza parte minacciando la salute degli ostaggi se queste richieste non saranno soddisfatte. |
Barricamento con vittima | Perpetratore Vittima | L’autore non avanza richieste sostanziali ad una terza parte. Qualsiasi richiesta sarà comunque di natura non sostanziale |
Barricamento | Perpetratore | L’autore del reato può o meno fare richieste e può o meno essere disposto a negoziare. |
Ci sono molti modi utili per fare un profilo di una situazione di crisi.
Uno di questi è quello di classificare la situazione a seconda della posizione di vittima e sequestratore (Call, 2003).
RICHIESTE | POSIZIONE
CONOSCIUTA (ASSEDIO) |
POSIZIONE SCONOSCIUTA |
SOSTANZIALI | Spazio di trattativa probabile | Spazio di trattativa possibile |
NON SOSTANZIALI | Spazio di trattativa possibile | Spazio di trattativa probabilmente non esiste |
Nel primo caso si può trovare un autore e una vittima all’interno di un perimetro conosciuto e tenuto sotto controllo dalle autorità; il reo farà delle richieste creando così spazio per la contrattazione e per il potere negoziale (bargaining control) da parte del negoziatore.
Nel secondo caso, la vittima è stata rapita e non si conosce la posizione né di questa né, tantomeno, del sequestratore. Non vi sono inoltre richieste di questi ad una terza parte per cui è impossibile qualsiasi tipo di controllo sulla contrattazione da parte del negoziatore.
La chiave, per il negoziatore delle situazioni di crisi, è determinare il motivo dell’atto criminale da parte del soggetto e la natura delle sue richieste (Call, 2003).
TIPOLOGIE DI RICHIESTE | DESCRIZIONE |
Strumentali | Richieste definite oggettive come, ad esempio, denaro, trasporti, cibo, alcolici, droga. |
Espressive | Richieste definite soggettive; ad esempio, l’autore vuole parlare ad un famigliare, vuole fare una dichiarazione alla stampa per quanto riguarda le sue motivazioni. |
Sostanziali | Le vittime sono state minacciate al fine di ottenere concessioni da una terza parte; le richieste possono essere strumentali o espressive. |
Non sostanziali | Non si sono avanzate richieste o, se si sono avanzate, sono banali e non correlate al motivo per cui la vittima è minacciata. |
La contrattazione in una situazione di crisi è di solito molto emotiva, i sentimenti predominanti sono rabbia, ostilità, paura.
Non importa se la presa di ostaggi è un atto ben organizzato ed eseguito da parte di estremisti politici o è un atto casuale di un rapinatore; lo stress della crisi erode i più alti processi di pensiero e fomenta le più primitive e pericolose emozioni.
Qui è dove il negoziatore addestrato si inserisce nel puzzle.
Nelle situazioni in presenza di ostaggi si distinguono due tipologie: “caso di emergenza” e “stato di crisi”.
Nel primo caso sono compresi gli eventi nei quali l’ostaggio non era previsto per il conseguimento del fine; egli è uno strumento casuale, ma diventa necessario per garantire al malvivente una via di fuga o comunque una soluzione al suo problema contingente. Il sequestro di persona è quindi solo occasionale, in quanto l’azione delinquenziale nasce con finalità diverse. È, per esempio, la circostanza in cui i rapinatori non possono uscire dal luogo in cui stanno commettendo la rapina per il tempestivo intervento delle forze dell’ordine e quindi da rapinatori si ritrovano ad essere sequestratori.
Le caratteristiche intrinseche di questo tipo di sequestro richiedono particolari capacità di trattazione e una specifica competenza da parte del negoziatore, a causa delle condizioni psichico-emotive particolarmente fragili dei sequestratori che sono posti in condizione di forte stress derivato dalla situazione inaspettata che si sono trovati ad affrontare, nonché dall’esito incerto della stessa.
In questi casi, in cui sono presenti soggetti emotivamente instabili ed in condizioni prossime al panico, è determinante la capacità del negoziatore di riuscire a ridurre lo stato di emotività dei sequestratori.
Nello stato di crisi, invece, la presa di ostaggi è una scelta deliberata, progettata ed attuata dal rapitore per soddisfare le sue esigenze, strumentali o espressive. I casi più evidenti che possono determinare uno “stato di crisi” sono quelli che hanno presupposti socio-politici, per esempio riguardanti gruppi appartenenti ad etnie, o religioni, o politiche diverse che, qualora mal gestiti o strumentalizzati, potrebbero determinare lo sviluppo di sacche eversive e, attraverso l’impiego di una strategia del terrore quale strumento destabilizzante, potrebbero cercare di ottenere riconoscimenti o concessioni per la loro causa.
In questi casi, il negoziatore si trova di fronte sequestratori determinati, perfettamente consapevoli dell’azione che stanno compiendo, armati, addestrati e seguiti da un’organizzazione che ne guida le mosse.
Il modo di affrontare l’assedio a uomini armati, con ostaggi, va valutato caso per caso, considerando centinaia di fattori diversi; le forze di polizia di tutto il mondo preferiscono la strada delle trattative. La linea di condotta è quella di non concedere mai nulla senza una contropartita, mentre l’ipotesi di un’azione tattica è sempre tenuta presente. In linea generale si può affermare che, quando uno o più soggetti trattengono ostaggi in un ambiente più o meno vasto, la situazione è di per sé indicativa di una volontà di trattare, in una parola rappresenta la loro apertura verso una soluzione alternativa alla morte degli ostaggi.
© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti