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Triade negoziale ostaggio e vittima

Triade Negoziale: Ostaggio/Vittima.

La vittimologia, cioè la disciplina che si interessa del rapporto criminale-ostaggio/vittima, pone l’attenzione sulle modalità con cui si determina la situazione vittimizzante e propone alcune tipologie di vittime. Le due grandi classificazioni sono tra vittime fungibili, che non hanno alcuna relazione con il reo, e vittime infungibili, che hanno un ruolo nella genesi del reato, anche loro malgrado.

Le vittime, considerate in questo articolo, cioè le vittime/ostaggio, si collocano in un ambito più ristretto.

Sono vittime fungibili o passive che accidentalmente si sono trovate sul percorso dell’autore del reato e ne sono diventate ostaggi, come nel barricamento dopo una rapina.

Sono vittime preferenziali, se sono state scelte per il loro ruolo o status, come nel sequestro a scopo di estorsione.

Sono vittime simboliche, se sono state scelte per colpire in esse un’ideologia o uno Stato che si considera oppressore, come nelle azioni terroristiche.

Essere vittima di un sequestro costituisce indubbiamente un trauma. L’individuo, in reazione, attraversa diverse fasi, shock, incredulità, negazione, ansia, poi dipendenza fisica e psicologica dal sequestratore oppure depressione e apatia. In questa situazione estrema può verificarsi una regressione comportamentale, poiché la vittima deve necessariamente dipendere da altri per la sopravvivenza e per il soddisfacimento di qualsiasi bisogno. L’ostaggio quindi può sviluppare una sorta di transfert patologico nei confronti del sequestratore basato sul terrore, la gratitudine, la dipendenza infantile. Nel contempo egli può provare sentimenti negativi nei confronti delle autorità che non hanno saputo garantire la sua protezione.

Una particolare dinamica del rapporto fra criminale e vittima è la Sindrome di Stoccolma, il cui nome risale al famoso episodio accaduto nella  Sveriges KreditBank nel 1973, in cui una donna in ostaggio stabilì un forte legame affettivo con uno dei rapinatori. Simile fu il caso dell’americana  Patricia Hearst che, dopo essere stata rapita e tenuta in ostaggio, condivise le ideologie dei suoi rapitori e partecipò addirittura a successive attività criminose.

Questa sindrome è dovuta al meccanismo difensivo di “identificazione con l’aggressore”.

In realtà una conclamata Sindrome di Stoccolma si verifica solo in pochissime vittime; questa situazione non appare dunque così pervasiva, per cui il negoziatore di crisi deve considerarla nella giusta prospettiva.

Il negoziatore dovrebbe invece favorire il transfert positivo, invitando il sequestratore a chiedere agli ostaggi notizie sulla loro situazione sanitaria, o messaggi per le loro famiglie, a meno che egli non sia un soggetto psicopatico. Nel caso di emergenza il negoziatore dovrebbe evitare di menzionare gli ostaggi, consentendo di più la spersonalizzazione dell’azione. Nel caso di crisi, invece, si ricorda sempre al sequestratore che gli ostaggi sono persone, senza consentire che si perda il contatto con l’elemento umano in ostaggio

 

 

© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti

 

Triade negoziale il Sequestratore

Triade negoziale: il Sequestratore

Per comprendere un incidente con presa di ostaggi, un inizio logico è domandarsi quali tipologie di persone compiano tali azioni.
Molti autori hanno stilato numerose classificazioni, concentrandosi prevalentemente sulle motivazioni del sequestratore.

Una classificazione fra le più interessanti è quella di Call (1996) che propone sei categorie generali:

1) emotivamente disturbati
2) estremisti politici
3) fanatici religiosi
4) criminali
5) carcerati
6) categoria di combinazione

Quest’ultima categoria indica che non necessariamente le altre si escludano a vicenda, ma che alcune possono coesistere nello stesso individuo.

In linea generale i sequestratori sono raggruppati in tre tipologie distinte: tipologia psicologica, tipologia criminale e tipologia politica.

A seconda del tipo di sequestratore con cui il negoziatore entra in contatto occorre usare strategie di negoziazione specifiche.

Goldaber (1979) ha compilato una tabella particolarmente utile agli ufficiali delle forze di polizia, che, con un linguaggio semplice, riporta e riassume specifiche informazioni sui nove sottogruppi di sequestratori, in relazione al “chi”, “cosa”, “quando”, “dove”, “perché” e “come”. Indica anche la risposta più adatta di intervento da parte delle forze dell’ordine.

Personalità suicida Cercatore di vendetta Individuo disturbato
Tipologia psicologica
Chi è il sequestratore? Un individuo instabile, depresso e senza speranza Un ex socio ostile Un individuo con uno squilibrio cronico o acuto
Qual è la sua caratteristica distintiva? Non gli importa di essere ucciso Guidato da un singolo scopo irrazionale Una valutazione distorta della realtà
Quando ha preso l’ostaggio? In uno stato emotivo di grave scompenso Dopo una pianificazione meticolosa Quando la mente aberrante trova una

soluzione

Dove ha commesso il fatto? In qualsiasi luogo quando le sue difese falliscono Nel luogo che gli porta le massime soddisfazioni In qualsiasi ambiente
Perché l’ha fatto? Provocare qualcun altro per soddisfare il proprio desiderio di morte Per ottenere vendetta Per raggiungere il proprio dominio e

risolvere il proprio problema

Come ha preso l’ostaggio? Con provocazioni irrazionali Attraverso un’azione manifesta o un

comportamento

furtivo

In un modo improvvisato e illogico
Risposta delle Forze dell’Ordine
Calmarlo fino a quando possa essere preso Catturarlo Calmarlo; catturarlo se possibile; negoziare con cautela o impiegare una risposta tattica

 

Perpetratore con le spalle al muro Detenuto danneggiato Estorsore criminale
Tipologia criminale
Chi è il sequestratore? Potenzialmente qualsiasi criminale Un leader frustrato

che può organizzare i detenuti

Un professionista

astuto e impassibile

Qual è la sua caratteristica distintiva? É colto di sorpresa senza un piano prestabilito Familiarità con le autorità della prigione e con le vittime Consapevole e rispettoso della capacità della polizia
Quando ha preso l’ostaggio? Nella disperazione, quando le vittime erano a disposizione Dopo una pianificazione o quando spinto a farlo Durante l’esecuzione di un piano preparato con cura
Dove ha commesso il fatto? Nell’area in cui era intrappolato Nel suo stesso ambiente In un luogo di sua scelta
Perché l’ha fatto? Per effettuare una fuga Per ottenere un cambiamento o

ottenere la libertà

Per ottenere soldi
Come ha preso l’ostaggio? Con le armi, come risposta di riflesso Con un pianificato uso della forza

bruta

In modo calcolato, con un’arma
Risposta delle Forze dell’Ordine
Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica

 

Contestatore sociale Fanatico ideologico Terrorista estremista
Tipologia politica
Chi è il sequestratore? Un giovane colto e idelista Un fanatico cultista Una persona disposta a sacrificarsi per la propria filosofia politica
Qual è la sua caratteristica distintiva? Una guida nella esaltante esperienza di gruppo Disposto a sacrificarsi per le

proprie convinzioni

Ha una valutazione

realistica dell’impatto dell’atto

Quando ha preso l’ostaggio? Quando individua il bisogno di eliminare

l’ingiustizia sociale

Dopo che ha subito un torto Quando il potenziale

pubblicitario è il più grande

Dove ha commesso il fatto? Presso la sede di un ente indesiderato Ovunque Dove la vittima è

presa alla sprovvista

Perché l’ha fatto? Per creare un cambiamento

sociale o ottenere una giustizia sociale

Per riparare ad un torto Per conseguire un

cambiamento politico

Come ha preso l’ostaggio? In gruppo, ammassandoli insieme Con una condotta violenta o non violenta Con la violenta e emotiva esecuzione di un piano astuto
Risposta delle Forze dell’Ordine
Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica Negoziare con lui; in caso di insuccesso usare una risposta tattica

 

 

© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti

 

Negoziazione e Crisi – tipologie e interventi

Negoziazione e Crisi: tipologie e interventi.

 

Le squadre di intervento agiscono quindi in particolari situazioni di crisi.

Crisi” è una parola chiave, un termine generalizzato che individua una situazione in cui è presente un disagio oggettivo, in cui esistono variabili che di volta in volta devono essere individuate; tale individuazione permette di inserire la crisi in una particolare categoria.

Le situazioni critiche si articolano in diverse tipologie e presentano quindi numerose differenze tra loro. Possono essere, per esempio, arresti di criminali ad alto rischio, suicidi, crisi domestiche, rapimenti, barricamenti, vere e proprie prese di ostaggi.

La situazione con ostaggi si verifica quando un sequestratore detiene una o più persone per motivi “strumentali”. Il soggetto ha bisogno delle forze dell’ordine o di altre autorità per soddisfare le sue specifiche esigenze; gli ostaggi sono dunque un mezzo per raggiungere i suoi obiettivi.

La presa di ostaggi può essere definita come un evento triadico. Dato che il sequestratore vuole qualcosa da un terzo soggetto vi è una significativa possibilità che ci sia spazio per la contrattazione.

Caratteristiche di una situazione di ostaggi sono:

  • il sequestratore è orientato verso un obiettivo;
  • il sequestratore dichiara le proprie richieste, tra le quali, di solito,quella di poter fuggire;
  • il sequestratore ha bisogno della polizia per agevolare le richieste stesse.

Il sequestratore sottolinea che le richieste non soddisfatte si ripercuoteranno sugli ostaggi, ma sa anche che mantenerli in vita impedisce una risposta tattica da parte delle forze dell’ordine.

Una seconda tipologia di evento si ha in quelle situazioni che vedono la presenza di un carceriere e un prigioniero. Questi episodi sono chiamati barricamento con vittima e si configurano più come un evento diadico che come uno triadico. Il rapitore tiene la vittima per ragioni “espressive”, la sua azione è motivata da emozioni interne ed impulsi che sono molto personali e spesso oscuri.

Il soggetto si trova in uno stato altamente emotivo, preda di rabbia o gelosia o frustrazione. Dal colpevole non giungono sostanziali richieste verso una terza parte, perché l’autore non vuole avere un intermediario, non ha bisogno delle forze dell’ordine o di altre autorità, perché non c’è qualcosa di materiale che voglia ottenere.

Un esempio può essere quello di un uomo armato che trattiene la sua ex moglie/compagna per poi spararle e uccidersi. La moglie si configura più come vittima (victim homicide to be) che come ostaggio (Fuselier, VanZandt e Lanceley, 1991). Dato che il soggetto ha ciò che vuole, ovvero la vittima, non può esistere uno spazio di contrattazione.

Le caratteristiche di questa situazione di barricamento con vittima sono:

  • nessun obiettivo chiaro;
  • mancanza di richieste sostanziali da parte dell’autore; – mancanza di un pensiero razionale;
  • attenzione diretta contro la persona presa.

Ci può essere una trattativa anche in una terza tipologia di evento che non vede la presenza di ostaggi. Vi è un autore, armato e barricato, e vi sono le forze dell’ordine che parlano con lui per farlo arrendere.

Può essere un criminale intrappolato in un luogo in cui ha commesso o ha tentato di commettere un reato, per esempio una rapina, o una persona armata e barricata in casa che vuole suicidarsi. Si riporta la seguente tabella (Call, 2003).

TIPO INTERAZIONE DESCRIZIONE
Situazione con ostaggio Perpetratore

Ostaggio

Terza persona

Il sequestratore avanza richieste di merito (in genere strumentali, alcune volte espressive) ad una terza parte minacciando la salute degli ostaggi se queste richieste non saranno soddisfatte.
Barricamento con vittima Perpetratore Vittima L’autore non avanza richieste sostanziali ad una terza parte. Qualsiasi richiesta sarà comunque di natura non sostanziale
Barricamento Perpetratore L’autore del reato può o meno fare richieste e può o meno essere disposto a negoziare.

Ci sono molti modi utili per fare un profilo di una situazione di crisi.

Uno di questi è quello di classificare la situazione a seconda della posizione di vittima e sequestratore (Call, 2003).

RICHIESTE POSIZIONE

CONOSCIUTA

(ASSEDIO)

POSIZIONE SCONOSCIUTA
SOSTANZIALI Spazio di trattativa probabile Spazio di trattativa possibile
NON SOSTANZIALI Spazio di trattativa possibile Spazio di trattativa probabilmente non esiste

Nel primo caso si può trovare un autore e una vittima all’interno di un perimetro conosciuto e tenuto sotto controllo dalle autorità; il reo farà delle richieste creando così spazio per la contrattazione e per il potere negoziale (bargaining control) da parte del negoziatore.

Nel secondo caso, la vittima è stata rapita e non si conosce la posizione né di questa né, tantomeno, del sequestratore. Non vi sono inoltre richieste di questi ad una terza parte per cui è impossibile qualsiasi tipo di controllo sulla contrattazione da parte del negoziatore.

La chiave, per il negoziatore delle situazioni di crisi, è determinare il motivo dell’atto criminale da parte del soggetto e la natura delle sue richieste (Call, 2003).

TIPOLOGIE DI RICHIESTE DESCRIZIONE
Strumentali Richieste definite oggettive come, ad esempio, denaro, trasporti, cibo, alcolici, droga.
Espressive Richieste definite soggettive; ad esempio, l’autore vuole parlare ad un famigliare, vuole fare una dichiarazione alla stampa per quanto riguarda le sue motivazioni.
Sostanziali Le vittime sono state minacciate al fine di ottenere concessioni da una terza parte; le richieste possono essere strumentali o espressive.
Non sostanziali Non si sono avanzate richieste o, se si sono avanzate, sono banali e non correlate al motivo per cui la vittima è minacciata.

La contrattazione in una situazione di crisi è di solito molto emotiva, i sentimenti predominanti sono rabbia, ostilità, paura.

Non importa se la presa di ostaggi è un atto ben organizzato ed eseguito da parte di estremisti politici o è un atto casuale di un rapinatore; lo stress della crisi erode i più alti processi di pensiero e fomenta le più primitive e pericolose emozioni.

Qui è dove il negoziatore addestrato si inserisce nel puzzle.

Nelle situazioni in presenza di ostaggi si distinguono due tipologie: “caso di emergenza” e “stato di crisi”.

Nel primo caso sono compresi gli eventi nei quali l’ostaggio non era previsto per il conseguimento del fine; egli è uno strumento casuale, ma diventa necessario per garantire al malvivente una via di fuga o comunque una soluzione al suo problema contingente. Il sequestro di persona è quindi solo occasionale, in quanto l’azione delinquenziale nasce con finalità diverse. È, per esempio, la circostanza in cui i rapinatori non possono uscire dal luogo in cui stanno commettendo la rapina per il tempestivo intervento delle forze dell’ordine e quindi da rapinatori si ritrovano ad essere sequestratori.

Le caratteristiche intrinseche di questo tipo di sequestro richiedono particolari capacità di trattazione e una specifica competenza da parte del negoziatore, a causa delle condizioni psichico-emotive particolarmente fragili dei sequestratori che sono posti in condizione di forte stress derivato dalla situazione inaspettata che si sono trovati ad affrontare, nonché dall’esito incerto della stessa.

In questi casi, in cui sono presenti soggetti emotivamente instabili ed in condizioni prossime al panico, è determinante la capacità del negoziatore di riuscire a ridurre lo stato di emotività dei sequestratori.

Nello stato di crisi, invece, la presa di ostaggi è una scelta deliberata, progettata ed attuata dal rapitore per soddisfare le sue esigenze, strumentali o espressive. I casi più evidenti che possono determinare uno “stato di crisi” sono quelli che hanno presupposti socio-politici, per esempio riguardanti gruppi appartenenti ad etnie, o religioni, o politiche diverse che, qualora mal gestiti o strumentalizzati, potrebbero determinare lo sviluppo di sacche eversive e, attraverso l’impiego di una strategia del terrore quale strumento destabilizzante, potrebbero cercare di ottenere riconoscimenti o concessioni per la loro causa.

In questi casi, il negoziatore si trova di fronte sequestratori determinati, perfettamente consapevoli dell’azione che stanno compiendo, armati, addestrati e seguiti da un’organizzazione che ne guida le mosse.

Il modo di affrontare l’assedio a uomini armati, con ostaggi, va valutato caso per caso, considerando centinaia di fattori diversi; le forze di polizia di tutto il mondo preferiscono la strada delle trattative. La linea di condotta è quella di non concedere mai nulla senza una contropartita, mentre l’ipotesi di un’azione tattica è sempre tenuta presente. In linea generale si può affermare che, quando uno o più soggetti trattengono ostaggi in un ambiente più o meno vasto, la situazione è di per sé indicativa di una volontà di trattare, in una parola rappresenta la loro apertura verso una soluzione alternativa alla morte degli ostaggi.

 

 

© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti

 

Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi Introduzione

Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi: Introduzione

Abstract
Nel presente articolo viene esaminato lo strumento della negoziazione applicato alle situazioni di crisi. Queste si configurano principalmente in eventi con ostaggio, barricamento con vittima e barricamento senza vittima.
Viene presentata la cosiddetta Triade negoziale, composta dagli attori principali operanti nella situazione di crisi: il negoziatore, il sequestratore e l’ostaggio/vittima.
Successivamente la trattazione analizza le linee guida dell’intervento negoziale e si focalizza sul modello BCSM usato dall’FBI per gestire le situazioni di crisi. Infine vi è un breve riferimento allo strumento della negoziazione e alla figura del negoziatore rispetto alla situazione italiana.
Parole chiave: negoziato, negoziatore, crisi, ostaggio, sequestratore, modello BCSM.

 

Introduzione.
Il 5 settembre 1972, undici atleti israeliani, che partecipavano ai Giochi Olimpici a Monaco di Baviera, furono presi in ostaggio da terroristi palestinesi, che si erano introdotti nel villaggio olimpico.
Le richieste dei terroristi riguardavano il rilascio di 234 detenuti in Israele, di alcuni detenuti nella Germania Federale, tra cui i capi della banda BaaderMeinhof, arrestati nel giugno di quell’anno. Chiedevano inoltre tre aerei per essere trasportati in un “luogo sicuro”, dove promettevano di liberare gli ostaggi. La scadenza dell’ultimatum era fissata per le 9 del mattino successivo, prorogata poi a mezzogiorno e infine alle 21. Poco dopo le 22, due elicotteri trasportarono i nove atleti e gli otto fedayin all’aereoporto, da dove sarebbero dovuti partire per Il Cairo. Qui entrarono in azione tiratori scelti e ci fu un lungo scontro a fuoco. Uno dei terroristi lanciò una bomba all’interno dell’elicottero con cinque ostaggi, che saltò in aria; altri due spararono ai restanti quattro ostaggi nel secondo elicottero. Tutto finì all’una e mezza del mattino seguente con l’uccisione dell’ultimo terrorista.
In seguito a questo incidente, i governi e le forze di polizia di quasi tutto il mondo occidentale hanno cominciato a riconsiderare le proprie politiche di intervento.
Nel Gennaio del 1973 il New York City Police Department mise in atto un programma di recupero ostaggi che includeva non solo l’uso di armi e squadre d’intervento specializzate ma anche agenti addestrati come negoziatori (Bolz e Hershey, 1979; Schlossberg, 1980).
Il successo nella progettazione e gestione di questo programma, ottenuto dallo psicologo della Polizia Harvey Schlossberg e dal Capitano della stessa Frank Bolz, catturò l’interesse del Federal Bureau of Investigation. L’F.B.I. creò quindi la SOARU (Special Operations and Research Unit), con sede presso l’Accademia a Washington D.C. I membri di questa unità si occupano di ricerca e formazione dei negoziatori per conto dell’Agenzia. Ogni distaccamento dell’F.B.I. ha almeno un agente speciale addestrato come negoziatore. La SOARU svolge anche corsi di formazione per le Forze Statali e quelle Locali.
Dal 1973 l’impiego di questi agenti specializzati è costantemente aumentato in tutti gli Stati Uniti.

 

© Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi. – Dott. Gabriele Candotti

La vittimologia: Vittime (in)coscienti

 La vittimologia: Vittime (in)coscienti

 

La vittimologia costituisce una giovane branca della criminologia, nata con lo scopo di apportare una nuova prospettiva allo studio della dinamica criminale.
Numerose ricerche cliniche e criminologiche, hanno portato al concetto che alcune vittime eserciterebbero una sorta di attrazione sui criminali. Infatti, se è ammesso che determinati fattori biologici, psicologici e sociali possano predisporre un soggetto alla devianza criminale, andando a rinforzare le sue inclinazioni delinquenziali, è plausibile anche l’esistenza di caratteristiche che rendano un individuo particolarmente vulnerabile ed esposto a subire certe azioni criminali.
Queste predisposizioni vittimogene, oltre a poter quantificare il rischio di divenire vittima di reato, vanno a delineare un profilo di vittima “potenziale”, o vittima latente” (Ellenberger, 1954). Questi, possono ispirare l’idea criminale, e far precipitare l’azione stessa.
Tra le vittime potenziali alcune sono caratterizzate da predisposizioni specifiche, che possono essere innate (sesso, ritardo mentale, ecc.) o acquisite (disabilità in generale come la sordità, cecità, o tratti psicologici sviluppati nel corso degli anni), permanenti (sesso), temporanee (età, ecc.)o passeggere ( stati psico- biologici di breve durata: depressione, ebbrezza alcolica, ecc.). Altre, invece, sono per una predisposizione generale, portate a diventare delle vittime nate.
Restando in ambito delle predisposizioni specifiche riportate sopra, possiamo trovare numerose evidenze empiriche e statistiche. Per esempio, i soggetti che si trovano ad essere più esposti a vari tipi di reato, che vanno dal maltrattamento psicologico, all’abuso, sono sicuramente quelli che hanno una minore possibilità di difendersi, per la loro età e/o per una disabilità psico- fisica. I minori di età e gli anziani posso essere vittima di vari agiti criminali. Indagini statistiche effettuate in vari paesi attestano che dal 5 al 10% dei bambini hanno avuto un esperienza fisica di violenza durante l’infanzia . Le persone anziane presentano un elevato rischio di essere vittimizzate, soprattutto per reati contro la proprietà e reati finanziari. Meno frequentemente possono essere vittime di abuso, maltrattamento o trascuratezza. I fattori scatenanti la vittimizzazione possono essere l’interesse economico, la dipendenza psicofisica dai familiari, solitudine, stress evocato dall’handicap dell’anziano (Pritchard, 2001). Fattori esterni di stress, come presenza di patologie psichiatriche in famiglia, o perdita di lavoro, possono ripercuotersi in forme di aggressività sull’anziano.
Il genere sessuale risulta essere il fattore vittimogeno più importante per alcuni delitti. Infatti lo stupro è un crimine commesso quasi esclusivamente sulle donne.
Le statistiche non lasciano speranze. 5.700.000 donne negli Stati Uniti, suboscono atti di violenza,grave o meno grave, dal proprio marito, e di queste almeno una donna su cinque ha subisce maltrattamenti ripetuti e reiterati all’interno della vita coniugale. Il fenomeno del wife beating (moglie maltrattata), risulta essere collegato ad alcune variabili psicosociali come l’alcolismo e la dipendenza economica dal coniuge.
La “vittima nata” 
Come esistono criminali recidivi, che si rendono continuamente colpevoli di reati, esistono vittime recidive, persone che sono inclini a collezionare una serie ininterrotta di fallimenti, sfortune, problemi di ogni genere. Spesso a determinare questa facilità alla vittimizzazione, è la combinazione di tanti elementi che vanno ad integrarsi tra loro. In particolare, le tendenze sadomasochistiche, sono spesso accompagnate da gravi sensi di colpa, e conseguentemente da atti mirati alla autopunizione fisica, morale e sociale. Gli aspetti depressivi dell’atteggiamento fatalistico li ritroviamo in certe persone che hanno una ridotta voglia di vivere, non curanti nei confronti della morte o della possibilità di suicidarsi. Persone totalmente incapaci di tutelarsi dai pericoli della vita, che amano mettersi in situazioni fobiche (reattività controfobica), che rinunciano alla loro realizzazione (equivalente suicidario esistenziale), o che mettono in atto comportamenti aggressivi contro se stessi e gli altri (equivalente suicidario fisico).
Quando ci troviamo di fronte ad un narcisismo molto forte, e all’impossibilità di diventare i più invidiati, ecco che si ribaltano le prospettive, e da una ricerca ossessiva di diventare degli eroi, si passa al culto dell’eroe in negativo, e si diventa i più brutti, infelici e sfortunati del mondo. Questi atteggiamenti disfattisti possono anche essere sostituiti dalla ricerca di superstimolazioni continue, emotive, intellettuali e fisiche. I cosiddetti sensation seekers, solitamente amanti di sport estremi, sono in costante ricerca di iperstimolazioni, e spesso loro stessi sono a creare delle situazioni vittimologiche. L’assunzione di droghe, dormire con estranei, saltare con il paracadute, corse con veicoli a motore, alpinismo e ogni altro sport estremo sono comportamenti che forniscono le sensazioni cui il seeker tanto anela, ma al prezzo di mettere in rischio la sua incolumità e quella delle persone che gli stanno attorno. Una continua sfida contro la morte, che spesso nasconde ciò che è alla base dei comportamenti suicidari, l’incuranza per la propria vita.
Bibliografia
V.Volterra. 2005. Psichiatria forense, criminologia ed etica psichiatrica. Masson.
DSM-IV-TR. 2004. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Masson-Ravizza.

 

 

© La vittimologia: Vittime (in)coscienti  – Dott.ssa Federica Falco