Fattori intervenienti nel rapporto tra individuo ed internet
Fattori intervenienti nel rapporto tra individuo ed internet
Il ventunesimo secolo si caratterizza per l’avvento del cosiddetto mondo digitale di cui Internet rappresenta il principale mezzo di espressione. Al giorno d’oggi navigare online è divenuto parte integrante del nostro vivere, nonché strumento di lavoro essenziale per le organizzazioni. Il processo di globalizzazione, grazie soprattutto ad Internet, ha reso possibile il contatto con ogni paese e realtà del mondo promuovendo un utilizzo della rete sempre più diffuso. Diviene, dunque, una sfida stimolante per gli studiosi comprendere come le persone si comportano quando accedono ad Internet e come sono influenzati dal suo utilizzo. Internet rappresenta un eccellente strumento che può essere utilizzato dall’uomo come organo funzionale a diversi scopi, ma allo stesso tempo in maniera disfunzionale compromettendo, in questo caso, la qualità della vita. Le abilità umane possono far sì che un qualsiasi strumento, utilizzato nel modo giusto, risulti un utile organo funzionale nell’aiutare le persone a raggiungere i propri obbiettivi. Risulta, quindi, interessante individuare quali sono i fattori che inducono gli utenti e in questo caso gli emerging adults a fare un uso positivo o negativo di Internet. Uno degli aspetti fondamentali nelle transizioni degli emerging adults è sicuramente il supporto sociale e il ruolo giocato dalla Rete su tale aspetto (Mazzoni & Iannone, 2014). Il supporto sociale è stato definito come “le risorse fornite da un’altra persona” (Cohen & Syme 1985) o “come le risorse o beni sociali che le persone ricercano quando hanno bisogno di assistenza, consigli, approvazione o protezione”. L’assistenza sociale fornita dai membri del gruppo porta alla fedeltà (Wang & Wang, 2013). Non è tuttavia presente una definizione unanime di supporto sociale, né tantomeno una chiara concettualizzazione del costrutto (Cohen and Syme, 1985; Donald and Ware, 1984). Sherbourne e Stewart (1991) hanno cercato di misurare i componenti funzionali del supporto sociale:
(1) sostegno emotivo, che riguarda cura, amore e simpatia, (2) supporto strumentale, che fornisce assistenza materiale o assistenza comportamentale e citato da molti come “supporto tangibile”, (3) supporto informativo, che offre orientamenti, consigli, informazioni, o feedback che possano fornire una soluzione ad un problema, (4) supporto affettuoso che coinvolge espressioni di amore e affetto, e (5) compagnia sociale che prevede il trascorrere il tempo libero con le persone in attività ricreative.
Come risorsa psicologica ha dimostrato di tamponare l’effetto degli eventi stressanti e di avere un effetto diretto sul benessere personale (Cohen & Wills, 1985). Rozzell et al. (2014) hanno dimostrato che la percezione di supporto sociale può essere “veicolata” attraverso Internet e quindi migliorare il benessere dell’utente. Anche se Internet è diventata una risorsa importante per informazioni e intrattenimento, poco si sa circa i modi in cui gli individui utilizzano questa tecnologia per la ricerca di sostegno sociale. Grazie alle conversazioni online la persona può percepire una “vicinanza emotiva” sentendosi positivamente supportata. Alcuni studi in ambito clinico, si sono concentrati sul rapporto tra supporto sociale online e sviluppo di alcune patologie. Recenti ricerche hanno scoperto che i gruppi di supporto basati su Internet, tra cui Newsgroup, bacheche e liste per specifiche condizioni mediche hanno avuto successo nel migliorare alcuni risultati intermedi del paziente negli studi clinici (Brennan et al., 1995; Gallienne et al., 1993) e in particolare nei pazienti con AIDS (Brennan et al., 1991). Nello specifico questi studi hanno dimostrato che l’uso di un sistema di comunicazione computerizzato ha ridotto l’isolamento auto-segnalato in un processo di AIDS e ha portato ad una maggiore fiducia della famiglia nelle capacità di cura dei caregivers (Brennan et al., 1995; Gallienne et al., 1993; Brennan et al., 1991). Riguardo, invece, alla depressione, patologia ampiamente diffusa durante l’emerging adulthood, è stato dimostrato che partecipare con frequenza a gruppi di supporto su Internet è direttamente collegato con il superamento del disturbo nel breve/lungo periodo (Houston et al., 2002). Inoltre, come sostenuto da Oh, Ozkaya, & LaRose (2014), avere un maggior numero di amici sui Social Network Sites aumenta la quantità di interazioni di supporto intrapresa, che a sua volta migliora le influenze positive sperimentate. La ricerca di supporto sociale online porta, però, con sé dei rischi. Un recente studio ha concluso che una maggiore quantità di interazioni online può, in alcuni casi, essere dannoso al benessere (Chan, 2015). In questo caso l’utilizzo di Internet può portare ad un processo di “strumentalità inversa” (Ekbia & Nardi, 2012). In particolare Caplan (2003) ha trovato che impegnarsi in interazioni sociali online può portare allo sviluppo di un uso problematico di Internet (PIU), ovvero un’inabilità a controllare l’utilizzo della Rete, il che provoca conseguenze negative nella vita dell’individuo. Egli innanzitutto ha dimostrato che preferire l’interazione sociale online all’interazione “faccia a faccia” aumenta gli esiti negativi di Internet sulla propria vita. Inoltre, nei casi più estremi, da un utilizzo problematico di Internet si può passare ad una vera e propria dipendenza (Internet Addiction). Rilevante è il lavoro di Casale, Fioravanti, Flett, & Hewitt (2014) i quali hanno individuato che percepire un basso sostegno sociale offline, esibito dalla rete di contatti della vita reale da quelli amicali a quelli familiari, aumenta le probabilità di sviluppare un uso problematico di Internet. Questo perché il soggetto ricerca online il supporto sociale che non trova nella vita reale. All’opposto Wang & Wang (2013) sostengono che il supporto sociale offline ha una relazione negativa con l’uso problematico di Internet. La spiegazione è fornita da Swickert et al. (2002) i quali esprimono che nello studio del rapporto tra Internet e supporto sociale devono essere indagati gli effetti moderatori. Secondo il gruppo di studiosi il supporto sociale offline ha un effetto moderatore sul supporto sociale online nel determinare gli effetti di quest’ultimo sull’uso problematico di Internet e sul benessere. La loro domanda di ricerca è così esplicitata: il sostegno sociale offline è un moderatore tra il sostegno sociale online, l’uso problematico di Internet e la soddisfazione di vita. Quindi se l’individuo cerca sostegno sociale online, lo fa allo scopo di compensare la debole linea sociale offline, con alto rischio di sviluppare un uso problematico di Internet. Di conseguenza il sostegno sociale online predice positivamente l’uso problematico di Internet solo quando il sostegno sociale offline è basso. Per concludere, il sostegno sociale online predice soddisfazione di vita solo quando il sostegno sociale offline è alto.
Un altro fattore molto importante nel rapporto tra utente ed Internet è l’assorbimento cognitivo. Precedenti ricerche (Mazzoni, Baiocco, Cannata in press) ne hanno sottolineato la grande importanza nell’utilizzo della Rete. Tuttavia, non è ancora chiaro se l’assorbimento cognitivo protegge contro un uso improprio di Internet, o se si tratta di un antecedente ad esso. Chiaro è però il suo ruolo di mediazione riguardo all’uso problematico. L’assorbimento cognitivo è stato spesso reso operativo attraverso il concetto di “flow” (Nakamura & Csikszentmihalyi, 2002). Rettie (2001) ha descritto il flow come la forza che le persone rivolgono allo schermo mentre si impegnano in attività in Rete. Tale concetto è stato utilizzato per prevedere i risultati positivi dell’uso di Internet, come l’apprendimento degli utenti (Choi, Kim & Kim, 2000; Hoffman e Novak, 1996; Skadberg & Kimmel, 2004), le prestazioni (Huang, 2003) e la soddisfazione (Shin, 2006; Woszcynski, Roth & Segars, 2002). Quando si utilizza Internet, può risultare estremamente difficile distinguere tra l’uso degli artefatti culturali (utilizzo funzionale) e le attività che sono molteplici e sovrapposte (Chen, Wigand & Nilan, 1999). Questo perché vi sono due modi di vivere il flow: navigare sul Web per completare un compito (goal-directed) o farlo per l’intrinseco piacere dell’attività (Novak & Hofman, 2003; Ponti & Florsheim, 2008). Uno degli strumenti più interessanti che possono essere utilizzati per valutare l’assorbimento cognitivo è la scala elaborata da Agarwal e Karahanna (2000). Il costrutto, derivato da studi sul flow e specificamente progettato per l’utilizzo di Internet, si compone di cinque dimensioni, di cui due rivestono un’importanza particolare: la dissociazione temporale e l’immersione focalizzata. La prima è definita da Argawal e Karahanna (2000) come “l’impossibilità di registrare il passaggio del tempo mentre si è impegnati nell’interazione online” e si può rappresentare con affermazioni del tipo: “il tempo sembra andare molto rapidamente quando utilizzo il Web” o “a volte perdo la cognizione del tempo quando utilizzo il Web”. L’Immersione focalizzata è invece l’esperienza di impegno totale in cui altre richieste di attenzione sono ignorate (Argawal & Karahanna 2000) e si esplicita con le seguenti affermazioni: “durante l’utilizzo del Web sono in grado di bloccare la maggior parte delle distrazioni”, e “mentre utilizzo il Web, sono assorbito totalmente in quello che sto facendo”. Come suggerito da Rutkowski, Saunders, Vogel e van Genuchten (2007), la dissociazione temporale e l’immersione focalizzata sembrano rappresentare diversi modi di essere impegnati con Internet, dove il primo risulta strettamente legato all’uso dello Smartphone e il secondo al completamento di compiti specifici. Lo studio di Rutkowski, Saunders, Vogel e van Genuchten (2007) dimostra che la dissociazione temporale è correlata positivamente all’uso problematico di Internet, al contrario dell’immersione focalizzata.
Un’altra variabile di grande importanza riguardo all’utilizzo di Internet è l’autocontrollo. Autocontrollo, vale a dire la capacità di controllare o regolare le proprie emozioni, cognizioni e comportamenti, è una competenza di vita fondamentale (Gottfredson e Hirschi, 1990; Vazsonyi & Huang, 2010) e uno scarso autocontrollo è stato considerato, in primis, come un fattore predittivo di disadattamento sociale (Cecil, Barker, Jaffee, e Viding, 2012). Quando questo è basso l’aspettativa di ricevere una gratificazione dal Web è l’impulso principale nell’utilizzo di Internet. Alcuni studi (Davis, 200; LaRose, Mastro & Eastin, 2001) hanno dimostrato che un basso autocontrollo è un predittore di un uso problematico di Internet e di comportamenti compulsivi legati all’utilizzo della Rete. Si può, quindi, dedurre che gli utenti con un basso autocontrollo hanno più difficolta a resistere alla tentazione di Internet risultando più vulnerabili difronte ai rischi correlati. L’indagine di Li et al. (2014) dimostra l’effetto diretto del comportamento dei genitori e dell’auto-controllo sulla dipendenza da Internet. I ragazzi che sperimentano un controllo ed un supporto più negativo dei genitori sono coloro che, di conseguenza, hanno una bassa capacità di controllare se stessi ed una probabilità maggiore di sviluppare una dipendenza da Internet. Collegata a questa variabile vi è il concetto di autodirezionalità, legata precisamente all’utilizzo di strumenti multimediali, un fattore che è risultato essere positivamente correlato all’uso problematico di Internet (Ha et al.,2007; Montag, Jurkiewicz & Reuter, 2010; Montag et al. 2011; Sariyska et al., 2015). Con questo costrutto si fa riferimento al tratto della personalità che rappresenta la capacità di regolare/indirizzare il comportamento difronte ad una particolare situazione (Cloninger, Svrakic & Przybeck, 1993). Le più recenti teorie in materia di autoregolazione (Heatherton, 2011) considerano infatti l’autodirezionalità come una somma di diversi fattori tra i quali l’autocontrollo. Al fine di regolare il comportamento non è solo importante averne il controllo, ma è anche necessario essere consapevoli della differenza tra l’azione eseguita e l’azione desiderata o giusta (Mindfulness). Pertanto, la Mindfulness, intesa come “la consapevolezza dell’obbiettivo esperienziale “, può essere un fattore importante nella regolazione comportamentale e vista come una proprietà psicologica che può essere coltivata o impoverita”(MacKillop & Anderson 2007).
Un altro fattore di grande rilevanza da tenere in considerazione è l’autostima, che ha dimostrato essere un valido predittore di vari comportamenti compulsivi legati ai nuovi media (Capelli, Reanaud & Ramsey, 2007; Ehereberg, Juckes, White & Walsh, 2008; Kardefelt-Winther, 2014b; Kheng, Kim & Kim, 2013; Yurchisin & Johnson, 2004). La Rete in questi casi viene utilizzata per costruire l’immagine di sé. Secondo la teoria cognitiva di Davis (2001), una bassa autostima è fondamentale nello sviluppo di pensieri disadattivi che possono portare ad un uso patologico di Internet. Valkenburg, Peter e Schouten (2006) in uno studio su un campione di adolescenti olandesi hanno dimostrato, invece, che i feedback ricevuti attraverso il Web (like, commenti e contatti) potevano migliorare o impoverire la loro autostima. Tale risultato è stato confermato anche in un campione di studenti cinesi e taiwanesi, fornendo una prova cross-culturale. Ahn e Shin (2013) hanno spiegato come le persone con bassa autostima non sono mai veramente soddisfatte con l’uso della Rete e sono molto più a rischio di diventare compulsive. Studi sull’autostima implicita (Stieger & Burger, 2010) hanno dimostrato che le persone con alti livelli di dipendenza da Internet mostrano anche elevati livelli di autostima implicita. Questo modello, chiamato “l’autostima danneggiata”, è collegato con la solitudine e la depressione (Creemers et al, 2012) ed è tipico di quelle persone che hanno “imparato” a svalutarsi dopo esperienze sociali negative. Di conseguenza, tenendo conto degli spunti dei vari autori riguardo al costrutto dell’autostima, si può sostenere che la condizione di solitudine conduce gli individui ad un incremento nell’utilizzo di Internet, il quale potrebbe facilmente trasformarsi in un uso problematico con il passare del tempo. Questo studio si pone l’obbiettivo di valutare la relazione tra autostima e utilizzo della Rete (utilizzo dei social network più nello specifico).
Tutte le correnti esposte fino ad ora vedono Internet come uno strumento in grado di fungere o da risorsa funzionale ai propri scopi pratici (organo funzionale) o di condurre verso un processo di strumentalità inversa. Secondo Mazzoni, Baiocco e Benvenuti (2015) è sbagliato vedere solo il lato negativo dell’utilizzo di Internet perché non si può trascurare il suo potenziale funzionale, guidati dalla consapevolezza dei pericoli che può comportare. Questi autori, innanzitutto, abbracciano l’approccio della tecnologia positiva che vede la Rete come una risorsa in grado di migliorare alcuni aspetti della vita delle persone. In secondo luogo prendono le distanze dal “dualismo” espresso dalla maggior parte degli studiosi e propongono un quadro teorico alternativo che interpreta l’uso di Internet come continuum i cui estremi sono “organo funzionale” e “strumentalità inversa”, ma dove c’è tanto altro “nel mezzo”. Per concludere, gli autori sostengono che trovare gli elementi che svolgono un ruolo importante nel determinare il tipo di utilizzo che la persona fa di Internet, non solo sarebbe utile per tamponare i rischi associati alla Rete, ma sarebbe anche in grado di migliorare gli esiti positivi legati al suo utilizzo.
© Emerging adults ed utilizzo di Internet: organo funzionale o strumentalità inversa? – Andrea Pivetti