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Questo studio sulla relazione tra Word Order e percezione del rischio offre alcuni interessanti spunti di riflessione.
I nostri risultati dimostrano che l’ordine in cui le cause e gli effetti sono disposti, all’interno delle frasi, può svolgere un ruolo determinante nel pensiero causale.
Siamo partiti dall’ipotesi che l’effetto principale dell’ordine CE avrebbe indotto i partecipanti a confermare la loro naturale predisposizione per l’inferenza predittiva.
In particolare, abbiamo ipotizzato che tali inferenze avrebbero portato gli individui a sovrastimare la relazione tra la causa e l’effetto, all’interno delle frasi proposte, aumentando così la percezione del rischio associata al comportamento dato.
Questa ipotesi è stata confermata dal nostro studio. Secondo i risultati ottenuti, infatti, l’ordine in cui le variabili Causa – Effetto sono disposte in una frase, incide sulla forza dell’inferenza causale e sull’influenza che il Word Order esercita sulla percezione di rischiosità.
Dai primi feedback, si riscontra una predominanza dell’effetto dell’ordine delle parole, il quale risulta maggiormente accentuato nella condizione CE, indipendentemente dal genere dei partecipanti.
Tuttavia, questa differenza si è verificata soprattutto quando i partecipanti dichiaravano comportamenti considerati a rischio. In un’analisi successiva è stata evidenziata, infatti, una distinzione tra i partecipanti che riportano una percezione più o meno sana delle proprie abitudini alimentari e del proprio stile di vita.
Si è visto che, a differenza delle persone più salutari, coloro che indicano comportamenti a rischio sono soggetti a maggiore influenza da parte del Word Order.
Nello specifico, mentre nel primo caso la correlazione percepita tra Causa – Effetto si mantiene sopra la media, indipendentemente dall’ordine di presentazione delle variabili, nel secondo caso si riscontra un aumento dei punteggi in corrispondenza della condizione CE, piuttosto che EC. Il risultato potrebbe essere dovuto al fatto che si trattava di persone maggiormente coinvolte nelle problematiche presentate.
Infine, coloro che presentano maggiore influenza dell’ordine delle parole, risultano anche essere maggiormente disposti ad accettare un cambiamento comportamentale. Ciò si dimostra in linea con la letteratura, la quale prende in considerazione la modifica degli atteggiamenti come presupposto necessario per agire sul comportamento.
Secondo il modello classico comportamentale citato in precedenza, infatti, gli atteggiamenti sono indicati come una delle variabili responsabili per il determinarsi di comportamenti a lungo termine.
Si può ipotizzare dunque che, modificando la percezione di rischiosità, correlata al rapporto tra cause e ed effetti, si può generare un cambiamento comportamentale. (Petty e Cacioppo, 1986)