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Rapporto tra Meridionali e Settentrionali Conclusioni e Bibliografia

Rapporto tra Meridionali e Settentrionali: Conclusioni e Bibliografia

 

L’obiettivo del nostro lavoro era di verificare l’efficacia delle amicizie intergruppi dirette ed estese sull’attribuzione di mente all’outgroup, indagando il rapporto intergruppi Settentrionali-Meridionali e analizzando come partecipanti studenti universitari settentrionali. Uno studio recente ha mostrato come entrambe le forme di contatto, attraverso meccanismi cognitivi ed emotivi diversi, possono favorire l’umanizzazione dell’outgroup (Capozza, Falvo et al., 2013; Capozza, Falvo et al., 2014).

Nel nostro lavoro sono stati effettuati due passi ulteriori. Il primo elemento di novità è stato quello di verificare le due forme di contatto sull’attribuzione di agency ed experience all’outgroup, cioè le due dimensioni fondamentali che secondo la teoria delle mente (Waytz et al., 2010) definiscono gli stati mentali. Per quanto riguarda l’experience abbiamo introdotto la distinzione, non prevista dalla teoria della mente, tra emozionalità primaria e secondaria. La nostra ipotesi era che il contatto potesse favorire l’attribuzione di entrambe le dimensioni di mente e, per l’experience, soprattutto le emozioni secondarie, cioè quelle unicamente umane (Leyens et al., 2007).

Ulteriore elemento di novità è l’aver verificato gli effetti del contatto anche sulle meta-attribuzioni di mente, ovvero sulla nostra percezione di cosa l’outgroup possa pensare di noi in quanto membri dell’ingroup. Anche in questo caso, si è ipotizzato che il contatto potesse favorire non solo l’umanizzazione dell’outgroup, ma anche la percezione che l’outgroup riconosca umanità all’ingroup.

Per verificare le nostre ipotesi è stato utilizzato un questionario, contenente le misure dei costrutti esaminati, che è stato somministrato a partecipanti settentrionali in sessioni collettive. Ai dati si sono applicati modelli di regressione con variabili latenti (Jöreskog & Sörbom, 2004). I risultati hanno mostrato che effettivamente i Settentrionali mostrano di attribuire minor agency ai Meridionali e di infraumanizzare l’outgroup. Tuttavia, i modelli testati hanno mostrato che le attribuzioni di umanità, cioè di mente, e in particolare di agency, cioè la capacità unicamente umana di pianificare l’azione e di auto-controllo, sono aumentate dal contatto. Sia le amicizie dirette sia quelle estese, infatti, stimolano tali attribuzioni attraverso due processi cognitivi diversi: quella diretta attraverso l’inclusione dell’outgroup nel sé, quelle estese attraverso le norme di ingroup e outgroup, ed entrambe tramite un comune meccanismo emotivo e cioè la fiducia intergruppi. I nostri risultati, quindi, dimostrano l’efficacia del contatto come metodo per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup, e sono in linea con i risultati presenti in letteratura (Capozza, Falvo et al., 2013; Capozza, Falvo et al., 2014). Come ipotizzato, inoltre, il contatto influenza anche le meta-attribuzioni, sia nella dimensione di agency sia in quelle dell’experience. In questo caso, comunque, risultano influenti solo le amicizie dirette che agiscono tramite l’IOS e l’empatia. Nel caso delle meta-attribuzioni, quindi, sembra esserci in gioco un unico processo legato al rapporto intimo che si stabilisce con l’amico outgroup.

I risultati ottenuti possono avere dei chiari risvolti applicativi: favorire, infatti, rapporti di amicizie dirette ed estese con l’outgroup e, allo stesso tempo, sostenere norme dell’ingroup che appoggiano tali amicizie sono due strategie che possono produrre effetti benefici, non solo sulle attribuzioni di umanità all’outgroup, ma anche sulle percezioni di umanità che si ritiene che l’outgroup abbia dell’ingroup.

Le amicizie dirette ed estese, dunque, possono ridurre il bias di umanità e tutte le conseguenze negative che tale bias comporta (come ad esempio aumento dell’aggressività, violenza verso l’outgroup, ridotta capacità di perdono e minore prosocialità), e possono ridurre anche le conseguenze negative che le meta-attribuzioni possono avere. La teoria sui meta-stereotipi , infatti, dimostra che l’aspettarsi di essere percepiti negativamente, in quanto membri stereotipici del proprio gruppo, porta a conseguenze negative sulle relazioni intergruppi innescando un circolo vizioso (Frey & Tropp, 2004): l’incremento dell’ansia e la percezione di minaccia portano l’ingroup, a sua volta, ad essere prevenuto verso l’outgroup, ad evitare di conseguenza il contatto ed impedendo, quando questo avviene, di ottenere gli effetti positivi sperati.

 

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© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

La Ricerca Metodo Partecipanti e procedura

La Ricerca: Metodo, Partecipanti e procedura

 

Hanno partecipato allo studio 357 studenti dell’Università di Padova. Dalla totalità dei questionari somministrati sono stati eliminati i questionari non completati correttamente, oppure quelli compilati da persone non Settentrionali (115).

Il campione definitivo è quindi costituito da 242 rispondenti (209 femmine, 32 maschi; un rispondente non ha indicato il genere), con età media pari a M = 20.86 (DS = 2.87); il range dell’età va dai 18 ai 39 anni. La quasi totalità dei partecipanti frequenta la scuola di Psicologia (più precisamente il 98.8 %).

La somministrazione collettiva dei questionari è avvenuta durante le ore di lezione tra Novembre e Dicembre 2014. Gli studenti venivano preventivamente informati che la loro partecipazione era volontaria; venivano loro spiegati brevemente gli obiettivi dello studio, chiarendo che alla fine della somministrazione sarebbero stati definiti più dettagliatamente obiettivi e ipotesi. I partecipanti venivano, inoltre, informati del tempo necessario alla compilazione, dei loro diritti relativi alla possibilità di interrompere liberamente la compilazione in qualsiasi momento, e di quelli relativi al trattamento dei dati personali (con l’informazione che i dati sarebbero stati trattati in forma aggregata).

Infine, i partecipanti concludevano la compilazione firmando il consenso informato.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa

 

 

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

La ricerca Obiettivi ed ipotesi

 

L’obiettivo del presente lavoro era quello di verificare se il contatto intergruppi possa aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup. In particolare, l’ipotesi è che il contatto, nelle sue forme di amicizia intergruppi diretta ed estesa, possa incrementare l’assegnazione all’outgroup sia di agency sia di experience, cioè le due dimensioni ipotizzate nella teoria della mente (Waytz et al., 2010) e che sono assimilabili alle due dimensioni di umanità definite da Haslam (2006). L’agency, cioè la capacità di pianificare e agire intenzionalmente corrisponde, infatti, alle caratteristiche unicamente umane e cioè alla razionalità, civiltà e moralità che distingue l’essere umano dagli animali. La dimensione dell’experience, cioè l’attribuzione all’altra entità di capacità di sentire e provare emozioni, corrisponde alle caratteristiche tipiche della natura umana e cioè la capacità di emozionalità, che distingue l’essere umano da un oggetto inanimato. Vi è quindi un chiaro parallelismo tra l’attribuzione di mente all’outgroup (teoria della mente, Waytz et al., 2010) e l’attribuzione di umanità (Haslam 2006).

Obiettivo del presente lavoro è quello di proporre il contatto intergruppi come strategia per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup.

Una recente linea di ricerca ha mostrato, infatti, come diverse forme di contatto (dirette, amicizie estese, contatto immaginato) possano portare all’umanizzazione dell’outgroup (per una rassegna di tali studi si veda Capozza, Falvo, Di Bernardo, Vezzali, Visintin, in press.). Nessuno studio comunque ha finora indagato gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente.

Il secondo elemento di novità del nostro lavoro riguarda il fatto di aver ipotizzato una distinzione nella dimensione di experience tra emozionalità primaria ed emozionalità secondaria.

L’agency è stata rilevata attraverso le caratteristiche dell’autocontrollo e capacità di pianificare l’azione, cioè item utilizzati nella ricerca sulla teoria della mente (Waytz et al., 2010), mentre l’experience è stata rilevata mediante emozioni primarie (ad es., provare piacere, rabbia) ed emozioni secondarie (ad es., provare speranza, rimorso) cioè misure utilizzate nel paradigma di Leyens et al. (2007) sull’infraumanizzazione. L’ipotesi è che le amicizie, sia dirette sia estese, aumentino l’attribuzione di mente in entrambe le dimensioni (agency ed experience) e, per l’experience, soprattutto l’attribuzione di emozioni secondarie, cioè emozioni che possono provare solo gli esseri umani (unicamente umane).

Ulteriore obiettivo dello studio era di indagare le meta-attribuzioni di mente.

Riferendoci agli studi sulle meta-attribuzioni (Ames, 2004), abbiamo ipotizzato che esse possano riguardare anche l’attribuzione di mente e cioè la percezione che l’individuo ha di quanto l’outgroup attribuisca all’ingroup stati mentali. Abbiamo ipotizzato, quindi, che il contatto intergruppi possa favorire non solo l’attribuzione di umanità all’outgroup (cioè attribuzione di mente), ma può portare anche alla percezione che l’outgroup riconosca umanità, (cioè attribuisca mente) all’ingroup. Non siamo a conoscenza di studi che abbiano indagato tali meta-attribuzioni di mente e strategie per favorirle.

Si è ipotizzato, infine, che il legame tra contatto (amicizie dirette ed estese) e attribuzione di mente non fosse diretto, ma mediato da fattori sia cognitivi sia emotivi. In particolare, ci siamo riferiti ai recenti studi di Capozza, Falvo et al. (2013) e Capozza, Falvo et al. (2014), che hanno proposto che mediatori di primo livello possano essere l’inclusione dell’outgroup nel sé, le norme dell’ingroup e le norme dell’outgroup, mentre i mediatori di secondo livello, ovvero più vicini alla variabile outcome (umanità/attribuzione di mente), sono invece le emozioni intergruppi, cioè ansia, empatia e fiducia. La ricerca (Pettrigrew & Tropp, 2008) ha chiaramente mostrato come, sia fattori cognitivi sia emotivi, siano variabili importanti nello spiegare il processo attraverso il quale il contatto intergruppi porta alla riduzione del pregiudizio e all’umanizzazione dell’outgroup (si veda il Capitolo 2).

Abbiamo verificato questi effetti di doppia mediazione applicando modelli di equazioni strutturali con variabili latenti (LISREL 8, Jöreskog & Sörbom, 2004).

Si è indagato il rapporto intergruppi Settentrionali/Meridionali esaminando partecipanti settentrionali, studenti dell’Università di Padova, ai quali è stato somministrato un questionario in sessioni collettive.

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa