L’economia, risultato della biologia umana
L’economia, risultato della biologia umana
Il normale valore della temperatura corporea umana è considerato di 36,5°. Questo valore ci farà sempre provare un generale stato di benessere.
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Se questo 36,5° aumenta vertiginosamente fino a raggiungere un 39,9°, non sorprendetevi se state male. Il nostro corpo sta vivendo una condizione molto distante dai valori di salute, e avvisa del pericolo con sensazioni di dolore.
Questo semplice esempio ci fa capire come il nostro organismo regoli in ogni istante un gran numero di condizioni, come la temperatura corporea, la quantità di ossigeno e di anidride carbonica, l’acidità del pH e la pressione arteriosa. Si tratta dei parametri che decidono il benessere o la sofferenza del nostro corpo tramite precisi valori. Questi valori devono ricadere sempre in un intervallo, detto omeostatico, per cui l’organismo risulta in uno stato di piena salute.
La naturale ricerca dei giusti intervalli biologici ha permesso alla specie di riconoscere i bisogni primari, come la fame, la sete, il riposo ecc. Questa ricerca ha da sempre utilizzato mezzi esterni per soddisfare le varie necessità e garantire l’omeostasi. Questi particolari strumenti sono offerti infatti dall’ambiente che ci circonda: là fuori abbiamo sempre trovato del cibo, dell’acqua e luoghi da vivere. Funziona così da milioni di anni; sia la singola cellula che gli organismi complessi hanno provveduto ai loro bisogni primari all’interno di un ambiente che offre la possibilità di farlo. Soprattutto, più qualcosa ci assicura la sopravvivenza più acquisisce importanza per la nostra vita.
Nel corso dell’evoluzione ogni specie animale è riuscita a distinguere le diverse necessità e perciò a dare loro differenti priorità. Antonio Damasio, celebre ricercatore e divulgatore scientifico, propone il concetto di valore biologico per definire il modo in cui si investe l’ambiente di importanza rispetto le esigenze interne. Un tipo di cibo, ad esempio, poteva assumere un valore biologico maggiore rispetto ad un altro in quanto più nutriente ed energetico. Si tratta di una consapevolezza, la quale ci rende istintivamente capaci di individuare all’esterno ciò che può assicurarci di star bene e vivere a lungo.
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Cosa c’entra l’economia con tutta questa roba biologica ed evoluzionistica!? Il parallelismo proposto sembrerà strano, eppure è affascinante.
Nel marketing, più un prodotto è difficile da ottenere più il suo prezzo sale. Si tratta di una semplice logica sull’importanza che un oggetto può assumere nell’interesse collettivo. L’attribuzione di un prezzo è la maniera simbolica per distinguere la quantità disponibile del prodotto e il bisogno di possederlo. Di solito, quando entriamo in un negozio diamo una rapida occhiata ai prodotti e di norma compriamo quelli più adatti ai nostri bisogni immediati. L’economia ha funzionato sempre così; un costante rapporto fra domanda e offerta, fra investimenti e risorse.
Allo stesso modo, anche la regolazione biologica ha sempre dimostrato un meccanismo molto simile: il più importante “valore” viene sempre attribuito agli aspetti ambientali che sono stati più utili per provvedere ai propri bisogni e “restare vivi”. Si può pertanto immaginare il valore biologico come la valuta ufficiale della sopravvivenza.
Tale meccanismo sembra inoltre riflettere molto bene una delle più complesse difese freudiane, l’Intellettualizzazione. Il termine si riferisce alla naturale propensione dell’uomo a teorizzare le proprie esperienze emotive nel difficile tentativo di controllarle. Ciò può significare che il bisogno umano di creare delle scienze sia stato sempre motivato dalla forte necessità di controllare le proprie emozioni. Esiste la fisica per conoscere meglio i terremoti o le glaciazioni; esiste la matematica per gestire meglio le quantità di viveri senza sprecarle; esiste l’ingegneria per avere rifugi sicuri e resistenti senza il timore che crollino; esiste la medicina per vivere sempre di più e non aver paura della morte.
Ecco, il valore biologico rende non solo l’economia, ma ogni dottrina scientifica, nient’altro che il risultato di un’inconscia intellettualizzazione dei primordiali bisogni della natura umana.