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Al termine della presente tesi si può concludere come, tendenzialmente, le persone presentino una maggiore percezione del rischio, qualora nel costrutto sintattico sia posta per prima la causa e successivamente l’effetto. Questo risultato risulta in antitesi con quelli trovati per quanto riguarda la rilevanza personale, esaminata nelle ricerche precedenti effettuate da Battilani e colleghe (2015).
Si è tuttavia rilevato come tali risultati siano, in ogni caso, influenzati in percentuale rilevante dal contenuto delle domande poste. Ovvero si è notato che i partecipanti, se da un lato sono spontaneamente portati a subire l’effetto del Word Order, dall’altro sono inevitabilmente sollecitati dal contenuto del messaggio. Infatti, qualora esso abbia in se delle conseguenze più gravose , gli stessi individui focalizzano la loro attenzione su questo, in modo indipendente dall’ordine delle variabili Causa – Effetto.
Si fa in questo caso riferimento a uno dei limiti principali dello studio condotto, evidenziato da un T-test che ha messo a confronto le medie tra le due condizioni (CE ed EC) nelle diverse versioni.
I risultati si sono mostrati in linea con le ipotesi, evidenziando un effetto maggiore dovuto alla presentazione della causa prima dell’effetto. Tuttavia, in V=1 si verifica un effetto principale di EC(M=56.83, SD=19.87) rispetto a CE(M=50.77, SD=18.1) con t(59)=3.57, p<.05 , mentre in V=2 CE(M=65.55, SD=19.42) risulta maggiore di EC(M=51.44, SD=18.98) con t(59)=-6.69, p<.001.
Da ulteriori verifiche si è visto che questo effetto era dovuto al contenuto delle frasi che, in studi sul linguaggio, non può essere sottovalutato.
La presenza di alcune costruzioni, evidentemente più forti per il loro significato, ha provocato un aumento della media nella condizione EC nella prima versione e di CE nella seconda. Ciò risulta evidente dal fatto che tutte le altre variabili sono state controbilanciate e dal fatto che la differenza tra le medie in V1 risulta meno forte rispetto a quella in V2.
La ricerca condotta sostiene, in ogni caso, gli studi di Fernbach, Darlow, & Sloman (2010) e Fernbach, Darlow,& Sloman (2011) i quali sottolineano la naturale predisposizione degli individui per ragionamenti predittivi, ossia che partono dalla causa per giungere all’effetto.
La progettazione di interventi di comunicazione, da parte di esperti che aspirano ad influenzare atteggiamenti e comportamenti, dovrebbe dunque tener conto dell’ordine in cui le cause e gli effetti sono disposti all’interno del messaggio. In effetti, ordini diversi potrebbero suscitare risposte diverse sia sul piano cognitivo che comportamentale.
Mentre una struttura che segue ordine EC influenza il lettore sulla dimensione di rilevanza, una struttura CE ottiene maggiori effetti lungo la dimensione di rischiosità, accentuando il legame effettivo tra la causa e l’effetto presentati.
In entrambi gli studi, tuttavia, viene confermata la relazione tra l’ordine Causa- Effetto e la maggiore predisposizione da parte delle persone, con una vita meno salutare, ad effettuare scelte che maggiormente tutelano la loro salute o che la potrebbero migliorare.
Non solo forma, ma anche contenuto. Circa quest’ultimo è da tenere conto, in ogni caso, che la soglia della percezione di ciò che è un comportamento rischioso presenta in aggiunta degli aspetti soggettivi, inconsci e di storiografia individuale, che sfuggono al rilievo dell’esperimento. Questo spiega i risultati ottenuti dalla differenza tra le medie CE-EC calcolata considerando entrambe le versioni.
Per la creazione delle correlazioni sono state utilizzate, infatti, sia variabili connesse all’alimentazione, sia temi come fumo e alcol che rientrano tra gli argomenti socialmente delicati da affrontare e che portano il partecipante a fornire dei risultati in cui la presenza di bias non è certamente da escludere. Sarebbe dunque stato necessario un pre-test per analizzare l’influenza del contenuto in modo da controbilanciare le domande evitando distorsioni nei risultati.
Soltanto avendo a mente tutto ciò si può quindi costruire un messaggio veramente efficace, ovvero capace di indurre nel ricevente gli effetti voluti dall’agente.
Gli elementi andranno quindi modulati a seconda dei molteplici aspetti sussistenti nello spazio/tempo in cui il messaggio viene reso.
Si possono qui accennare delle ipotesi di combinazione. Relativamente allo spazio, si può introdurre una riflessione circa la nostra società guidata, ancora molto, dalle apparenze. Come già anticipato infatti dai risultati di studi precedenti, emerge che le persone rimangono maggiormente influenzate se gli effetti dei loro comportamenti rischiosi riguardano aspetti socialmente visibili. Pensare, ad esempio, che il fumo invecchia la pelle ha un effetto maggiore sulla percezione del rischio, rispetto al pensiero che provochi problemi respiratori. Si tratta di indicazioni che possono essere sfruttate nella costruzione di un’efficace campagna persuasiva, tenendo conto dunque della cultura occidentale di riferimento. Ipoteticamente, in oriente, all’interno di culture che pongono maggiore attenzione alla sfera interiore e spirituale, i risultati potrebbero essere diversi.
Relativamente al tempo invece, i cambiamenti dei modelli di vita e del modo di vivere il lavoro hanno avuto un importante impatto sulla concezione del tempo libero. Si passa infatti da una situazione in cui la vita lavorativa rappresentava l’unica e massima realizzazione dell’individuo, ad un periodo in cui il tempo al di fuori dall’ambiente di lavoro viene rivalutato e valorizzato sempre di più. Mentre prima le persone si dedicavano al “dolce far nulla”, ora il tentativo risulta essere quello di dimostrare una dimensione extra-lavorativa impegnata di attività socialmente condivise, all’insegna del divertimento e, molto speso, dello sballo. Questo porta inevitabilmente le persone verso abitudini considerabili poco salutari.
All’interno di queste disamine vi è da considerare dunque, in tutte le sue sfumature, la definizione di influenza sociale, ossia il verificarsi di cambiamenti nei giudizi, nelle opinioni, e negli atteggiamenti di un individuo in seguito all’esposizione ai giudizi, alle opinioni e agli atteggiamenti di altri individui.
Alla stregua di tale affermazione è perciò possibile la creazione di un circolo virtuoso che partendo da un intervento a macrosistema raggiunge la dimensione di microsistema generando modifiche comportamentali nei singoli individui.
Posto ciò, si nota come sia valevole anche la possibilità contraria, ossia la creazione di un circolo vizioso, ed è proprio in tale contesto che si possono muovere delle future riflessioni di tutela della salute.
Si consideri infine che, studiando l’influenza del Word Order su atteggiamenti individuali, sarebbe possibile utilizzare questo strumento per dirigere l’attenzione delle persone di fronte a questioni legate alla salute.
L’esposizione continua ad informazioni presentate con ordine Causa – Effetto potrebbe rafforzare la percezione di rischiosità da una parte, ma celare la possibilità di cause alternative dall’altra. È necessario, per cui, tenere a mente tale influenza nella progettazione di interventi, che non possono prescindere dall’aver coscienza degli effetti suscitati nel pubblico. Non bisogna sottovalutare il significato delle inferenze causali indotte, così da evitare distorsioni interpretative.
Le persone potrebbero facilmente trovarsi a pensare che la riduzione o eliminazione di una specifica causa possa portare all’annullamento conseguente dell’effetto. Vi sono contesti in cui un pensiero più globale, guidato da ragionamenti diagnostici e che dunque sfrutta gli effetti quali basi di costruzione delle proprie mappe cognitive, potrebbe avere risultati più produttivi nella modifica degli atteggiamenti, e di conseguenza dei comportamenti.
Si propongono dunque ulteriori analisi che considerano una duplice via di intervento mirato alla tutela della salute.
Se consideriamo che l’ordine di presentazione delle variabili Causa – Effetto influenza in modo differente le persone con stili di vita più o meno salutari e che, mentre lo schema EC attiva una percezione di maggiore rilevanza del problema, lo schema CE agisce invece sulla rischiosità, si potrebbero definire due percorsi differenti.
Nello specifico si suggerisce di validare l’efficacia di messaggi costruiti mettendo in rilievo gli effetti di determinati comportamenti rischiosi, in riferimento a destinatari che già conducono una vita salutare, con l’obiettivo di preservare tale condizione.
Dall’altro lato invece, sarebbe altrettanto interessante verificare l’efficacia di messaggi che pongono in rilievo un ragionamento di tipo predittivo e che, ponendo in luce tutte le cause ritenute maggiormente degne di nota, agiscono influenzando la percezione di rischiosità di individui che invece presentano stili di vita meno salutari.