Psicolinguistica dal latino alle lingue romanze
Psicolinguistica: dal latino alle lingue romanze
Seguendo inizialmente un approccio con fondamenta puramente linguistiche, si è visto come vi sia stato un cambiamento strutturale all’interno delle lingue europee.
Per approfondire e concludere quanto finora sostenuto, risulta adeguato riportare il caso emblematico dell’evoluzione della lingua italiana. Analizzeremo dunque un percorso che principalmente risulta sorretto da criteri comunicativi grammaticali, ma che trae origine anche da necessità cognitive, le quali riflettono effetti psicologici legati alla cultura di riferimento.
È stato dimostrato, infatti, che tra tutti gli ordini catalogati, lo schema S è anche il più facile da apprendere naturalmente (Grüning, 2003), presumibilmente in quanto riduce ambiguità di comunicazione.
Altri studi di ricerca poi, fanno riferimento all’esistenza di limitazioni cognitive in grado di modellare le lingue, dirigendone i cambiamenti, principalmente per quanto riguarda apprendimento (Polinksy & Van Everbroeck , 2003) e analisi (Hawkins , 2004).
Il discorso si orienta quindi in direzione del confronto tra latino e lingue romanze, con l’aspettativa di rendere evidente, dal punto di vista linguistico, come questa evoluzione abbia reso lo schema linguistico Italiano più facilmente accessibile a livello cognitivo (rispetto a quello latino) .
L’evidenza maggiore a cui far riferimento in questo processo, è quindi relativa all’ordine di S, V, O nelle frasi semplici transitive, conseguente all’eliminazione dei casi di marcatura latini (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo).
Nello specifico, si può notare come il latino sia caratterizzato da un sistema di casi che risulta fondamentale per la distinzione delle diverse componenti sintattiche che precedono il verbo, seguendo ordine SOV. L’assegnazione dei ruoli tematici ai sostantivi risulta per cui fondamentale in questo contesto, al fine di poter distinguere il soggetto dall’oggetto.
Con l’italiano, invece, si passa da un sistema derivazionale (che presenta i casi) ad uno flessivo (che flette un lessema originando nuove parole, senza ricorrere all’uso di casi) e ciò comporta una necessaria inversione delle componenti S e O all’interno della frase, portando quindi l’ordine da SOV a SVO. Centrale nel cambiamento è, per cui, la caduta del sistema di casi.
Per meglio intendere la necessità di tale inversione strutturale, si deve porre l’attenzione alla funzionalità dei casi che consentono di comprendere, all’interno delle proposizioni, il significato dei diversi sostantivi. Basti pensare che, sempre con riferimento alla lingua latina, il soggetto viene espresso esclusivamente in caso Nominativo e che, ogni verbo circoscrive i ruoli tematici dell’oggetto in riferimento alla sua natura semantica. In questo modo i casi, in qualsiasi circostanza, consentono al lettore di distinguere S da O. Nelle lingue romanze, in assenza di tali specificazioni derivazionali e mantenendo l’ordine SOV, non sarebbe altrettanto chiara questa differenza.
Ritornando quindi a riferirci alla costruzione latina SOV, risulta evidente come tutte le informazioni siano assolutamente necessarie per flettere correttamente l’oggetto diretto: il ruolo tematico assegnato dal verbo non è dato fino alla fine della frase.
Questo rischia di complicare ulteriormente l’elaborazione delle frasi a causa di limitazioni di memoria (Hawkins, 2004): per un’adeguata comprensione o analisi si dovrà procedere, quindi, con una lettura prima da sinistra verso destra e poi da destra verso sinistra. Essendo il verbo alla fine, ed essendo quest’ultimo responsabile di una corretta distinzione tra S e O sono necessarie entrambe le “forwards and backwards reading”.
Quanto finora sostenuto emerge dalla frase:
(1) Fata viam invenient
fate-NOM-PL way-ACC-SG find-3P-PL-PRE-ACT; (SOV)
I fati trovano una via
L’assegnazione del ruolo tematico viene dunque proiettata dal verbo al soggetto e all’oggetto, complicando così il sequenziamento sinistra-destra nella produzione e comprensione linguistica. Più complessa è la frase, più complesso risulterà, per il lettore, individuare i diversi componenti della frase attribuendo loro il giusto significato.
Come si può vedere nell’esempio riportato dalla seguente frase transitiva, inoltre, il parlante si potrebbe trovare a dover riconoscere tre ruoli e quindi flettere due sostantivi:
(2) Magister puell-ae libr-um dat
teacher-NOM-SG girl-DAT-SG book-ACC-SG give-3P-PRE; (SOOV)
Da questo confronto inter-linguistico, si evince, dunque, che il processo evolutivo che ha generato questo cambiamento nella struttura della lingua italiana, possa esser dipeso da necessità volte a ridurre il carico cognitivo degli individui, facilitando la comunicazione e riducendo la probabilità di ambiguità o fraintendimenti tra i parlanti.