Parabole sulla leadership
Parabole sulla leadership
Quando è nato l’interesse per la leadership? Ci è facile riconoscere un leader quando ne vediamo uno ma quali siano le sue qualità oggettive è tuttora materia di studio, di seguito si parlerà di esempi specifici legati a personaggi risalenti all’ antica Cina del IV e del III secolo a.C., dove si attingeva da un “Maestro” per imparare quali fossero gli insegnamenti essenziali per diventare buoni governanti o illuminati a loro volta, quindi in termini attuali si potrebbe dire che già allora si apprendeva la leadership per imparare ad essere buoni leader. I testi che vedremo ci mostreranno come gli insegnamenti ricevuti permettevano ai discepoli di vedere il mondo con un’ottica differente, anche perché uno dei compiti del leader è quello di mostrare quale sia il percorso da intraprendere per avere risultati migliori, alcuni lo fanno con l’esempio, altri con la comunicazione, altri ancora con delle direttive, tutte procedure che mostrerò più avanti. Il testo cui si fa riferimento, di C. Kim e A. Mauborgne, fa un esempio molto chiaro sulle qualità del leader paragonandolo ad una brocca, e inizia con la descrizione di tale oggetto, parlando del materiale di cui è fatta, della forma, della grandezza, però aggiunge che ci sono altri elementi che bisogna considerare e che i più non vedrebbero, come per esempio il vuoto dentro di essa, la forma interna, praticamente ciò che potrebbe contenere e in che modo e quale forma assumerebbe ciò che in essa è contenuto. Ma passiamo ai testi di cui si è accennato, che saranno riassunti e per ognuno sarà enunciata la morale suggerita.
Il suono della foresta
Figura 1: Il maestro Pan Ku
Nel III secolo a. C. il re Ts’ao mandò nella foresta il figlio, il principe T’ai, presso il maestro Pan Ku, perché gli insegnasse le nozioni essenziali affinché diventasse un buon governante alla successione del padre.
Il maestro inviò il giovane principe, da solo, nella foresta, per qualche tempo, al cui ritorno chiese cosa avesse sentito e il ragazzo fece un lungo elenco di suoni, a partire dai suoni emessi dagli animali, dall’ acqua che scorre, dal vento che soffia, le foglie mosse dal vento…ma nonostante l’elenco fosse lungo e dettagliato non gli servì per passare la prova e il maestro lo rimandò nella foresta e gli chiese di ascoltare meglio, al ritorno, il maestro lo interrogò di nuovo su cosa avesse sentito, e il ragazzo che sapeva di aver superato la prova rispose con orgoglio che aveva sentito “l’ inaudito” che aveva colto nel suono del sole che scalda la terra; nel suono dei fiori che si schiudono, l’erba che si disseta con la rugiada mattutina.
Il giovane aveva superato brillantemente la sua prova e il maestro lo congedò spiegandogli che un buon governante deve saper ascoltare l’inaudito, è solo così che un buon governante può sentire il cuore dei propri sudditi e i sentimenti incomunicati, i dolori inespressi e le lamentazioni non dette, solo così è capace di cogliere ciò che non va e ciò che deve modificare per il bene comune. Infatti, gli spiegò il maestro, il declino degli stati comincia quando chi li governa si limita ad ascoltare solo ciò che rimane in superficie.
Questa morale è facile da comprendere perché definisce un leader capace di andare oltre la comunicazione; un leader capace di creare un livello empatico tale da poter scendere nel più profondo delle questioni comportandosi di conseguenza.
Fuoco e acqua
Nel IV secolo a. C., nello stato di Lu, c’era uno piccolo regno governato dal duca Chuang. Il regno aveva avuto momenti di splendore con il suo predecessore, ma ora le cose non andavano affatto bene. Il duca decise quindi di capire dove stesse sbagliando e si affidò al Maestro Mu-sun che viveva nella foresta. Il Maestro accese un grande fuoco in riva al fiume e gli fece notare che il fuoco era potente e violento, avrebbe distrutto qualsiasi cosa avesse incrociato la sua strada, poi gli fece notare il fiume che nasce in modo umile da piccolissimi ruscelli, in cima alla montagna diventando sempre più grande e sempre più imponente, con la sua calma riempie ogni crepa della terra. La sua natura è umile ma costante e corre in un’unica direzione. Il fuoco, invece, per quanto imponente possa essere può solo distruggere e alla fine soccombe alla sua stessa forza terminando la sua esistenza in un cumulo di cenere; l’acqua, con calma e determinazione arriva fino all’ oceano e contribuisce alla vita delle cose. Quindi gli chiese se voleva essere come il suo predecessore che usava forza e violenza o valorizzare l’umiltà che lo aveva portato dal Maestro per “imparare” ad essere migliore considerando le sue imperfezioni.
Questa storia ci fa capite l’importanza di una leadership proiettata al cambiamento basandosi sull’assertività e motivazione
Il ruscello gorgogliante
Ancora una storia risalente al IV secolo a.C. dell’antica Cina, dove si racconta di un gruppo di generali intenti a discutere su un’azione di guerra. La loro parte sembra quella vincente grazie all’ elevato numero di soldati impiegati e alle batterie previste per un attacco strategico. Uno di essi, il capo di stato maggiore, chiese quali fossero i compiti e come venissero assolti dai generali al comando delle batterie, sia quelle di appartenenza, sia quelle nemiche. A questa domanda venne risposto che i generali di parte erano impegnati nello studio di strategie da attuare ma lo facevano in comodi salotti bevendo thè, mentre i generali nemici erano in trincea insieme ai loro uomini. Il capo di stato maggiore profetizzò la propria sconfitta in quanto i generali nemici volevano vincere a tutti i costi e impegnavano tutta la loro forza, sia fisica, sia morale per aiutare i propri militari a vincere, e lo facevano scendendo in campo in primapersona. Egli adotta la metafora di un pezzo di carta che nell’ acqua cheta galleggia, non va a fondo ma neppure si muove, rimane immobile, ma inerte, mentre un pezzo di carta posto in un ruscello, prima o poi va a fondo ma prima che accada riesce a guadagnare molto spazio. Perché solo chi ci crede realmente in quello che fa è disposto anche a mettere in gioco la propria vita per raggiungere il traguardo prefissato, chi invece si limita ad uno studio distaccato, per quanto possa essere dettagliato, se non investe energie non riesce a progredire.
La saggezza della montagna
Figura 2: il discepolo Lao li
Nell’ antica Cina, sul monte Ping, viveva il maestro Hwan con i suoi discepoli, ma uno di essi, Lao-li, nonostante tutti gli sforzi adottati, non riusciva a diventare un illuminato come il maestro e come i suoi compagni. Un giorno si arrese e andò dal maestro per comunicargli la sua decisione di lasciare la scuola. Il maestro chiese al giovane di seguirlo e insieme scesero da monte, ogni tanto lo interrogava ma la domanda era sempre la stessa: “cosa vedi?” e il ragazzo ogni volta faceva un lungo elenco di cose che vedeva, arrivati ai piedi della montagna il maestro gli fece un ultima domanda: “cosa hai imparato oggi?” il giovane, dopo un po’ di esitazione rispose che quello che c’era mentre loro si trovavano in cima alla montagna era differente da ciò che c’era durante il loro percorso e differente da quanto poteva esserci ai piedi della montagna. Il maestro apprezzò molto il ragionamento del ragazzo e aggiunse che l’illuminazione è data solo a chi ha la consapevolezza che le cose sono diverse da un punto di osservazione ad un punto diverso. Non può avere l’illuminazione chi si ferma rigido sul suo punto di vista. Solo chi è capace di cambiare punti di vista può vedere le cose con una maggiore totalità, può emanciparsi, migliorarsi, abbattere i pregiudizi e rispettare ciò che con un primo sguardo non può vedere.
Il giovane Lao-li torno sulla montagna dove rimase fino alla fine della vita. La storia dice che diventò un grande illuminato.
La ruota di luce
Figura 3: L’imperatore Liu Bang
Anche l’ultima storia in esame è ambientata nella Cina del III secolo a.C. dove l’imperatore Liu Bang della dinastia Han aveva unificato la Cina in un unico impero, per festeggiare l’evento organizzò una festa memorabile invitando tantissima gente di alto rango, tra cui alti ufficiali, poeti, e politici. Tra gli altri anche il maestro Chen Cen, persona alla quale si era rivolto diverse volte durante la sua campagna di unificazione della Cina. Con il maestro vi erano anche alcuni suoi discepoli. L’imperatore sedeva con tre dei suoi più valorosi generali: Xiao He, che aveva amministrato la logistica della campagna di unificazione; Han Xin che aveva pianificato e condotto i combattimenti e Chang Yang che aveva seguito le strategie politiche e diplomatiche. La festa procedeva in modo suntuoso quando uno dei discepoli non trovando risposta ai propri interrogativi, li esternò al maestro elencandogli le note doti dei generali ma il suo dubbio consisteva proprio sull’importanza dell’imperatore perché non poteva vantare nobili natali, non aveva la minima capacità di logistica, di combattimento e di diplomazia, quindi, si chiedeva, perché fosse lui l’imperatore? Quale fosse il suo pregio se mai ne aveva? Il maestro rispose al discepolo con due metafore: quella della ruota, il cui perno deve dividere equamente i raggi altrimenti ci sarebbe una disparità di forze e la ruota non potrebbe fare correttamente il proprio lavoro. Poi lo paragona anche alla luce del sole che illumina e fa crescere ogni cosa la quale per riconoscenza si propaga in direzione della fonte della vita stessa.
Anche la morale di questa metafora ci fa capire quanto sia importante la funzione di un leader capace di assegnare il giusto compito alla giusta persona, se non fosse capace di distribuire parte del proprio potere, rendendo leader a loro volta gli stessi gregari, non sarebbe lui stesso un buon leader.
Le cinque storie ci mostrano che cosa sia un leader e alcuni dei suoi ruoli, ma nei capitoli successivi vedremo cosa sia oggi un leader, quale la sua formazione e quali i suoi insegnamenti.