News: La sindrome del precario affligge milioni di italiani e in Lombardia si comincia a correre ai ripari
La sindrome del precario affligge milioni di italiani e in Lombardia si comincia a correre ai ripari
Pubblicato da Emanuela Zerbinatti alle 16:40 in Medicina, scienza e comunicazione, Te lo racconto io il lavoro
Giusto per ribadire il concetto che se i politici a rischio esclusione elettorale sono sull’orlo di una crisi di nervi, i disoccupati e i precari italiani ci sono dentro fino al collo , è arrivato anche l’allarme lanciato dagli psicologi lombardi secondo cui ben 40 mila loro concittadini soffrirebbero di una nuova sindrome da crisi economica.
Stress, ansia, frustrazione, notti in bianco e depressione sono infatti le dirette conseguenze del vivere costantemente in uno stato di incertezza tra contratti di lavoro in scadenza, dubbi sul rinnovo e spettro della disoccupazione all’orizzonte. Una costellazione di sintomi che ha già un nome, "sindrome del precario" e un’estensione epidemica da far invidia al virus dell’influenza suina.
Gli esperti citano dati diffusi nelle scorse settimane dall’assessorato alla Salute del Comune di Milano in cui spiccano 47 mila lavoratori in difficoltà, l’80% dei quali (oltre 37 mila) con già problemi psicologici riconducibili a una sindrome da lavoro precario.
Si tratta di numeri che riportati su scala nazionale diventerebbero a sei cifre. Difficile infatti pensare che fuori dalla Lombardia le cose siano poi tanto diverse. Milioni di connazionali affetti da questa nuova sindrome che rischiano di rimanere anonimi e senza aiuto per la natura stessa del problema che impone di nascondere a se stessi e agli altri la sua esistenza.
A tracciare il loro identikit è Paola Vincinguerra, presidente dell’Eurodap (Associazione europea disturbi da attacchi di panico) e direttrice dell’Uiap (Unità italiana attacchi di panico), parlando di persone che passano le notti in bianco e la mattina arrivano al lavoro con l’ansia e il cuore in fibrillazione perché ogni giorno potrebbe essere l’ultimo e la cattiva notizia può arrivare all’improvviso e da chiunque.
La sospettosità che ne deriva è infatti un altro elemento chiave della sindrome del precario: datori e superiori diventano nemici pronti a colpire e ogni collega è un potenziale traditore. Uffici e fabbriche vengono vissuti come fossero alternativamente campi di battaglia o palcoscenici in cui mettersi in mostra cercando di evitare il peggio. Il capo va accontentato sempre e comunque, ma una volta tornati a casa la rabbia repressa si sfoga. E a farne le spese sono le persone più care, amici e familiari.
E il fisico. Tachicardia, insonnia, tensione, dolori articolari, mal di testa sono infatti i primi sintomi.
Questo il ritratto del tipico precario del 2010, preoccupante soprattutto per il numero di persone a cui fa riferimento e la probabilità che più persone ne soffrano nello stesso luogo di lavoro. Dall’ultimo sondaggio online condotto dall’Eurodap sull’emergenza precarietà – sottolinea la psicologa e psicoterapeuta – è emerso che, "su 300 persone tra 25 e 55 anni, il 70% ha dichiarato di trovare proprio sul posto di lavoro la maggiore fonte di stress. Di questi, il 60% teme i colleghi mentreil 40% si dice completamente assoggettato al capo per paura di essere licenziato".
Oggi, insomma, "l’aria che si respira in ogni luogo di lavoro è totalmente artefatta e altamente conflittuale. La paura di perdere il posto dà luogo a dinamiche fortemente competitive, con richieste di prestazioni dei dipendenti da parte dei datori di lavoro che difficilmente possono essere disattese dai lavoratori terrorizzati di perdere la loro fonte di sopravvivenza", riflette Vinciguerra.
"La sindrome del precario sta mietendo decine di migliaia vittime – conferma la psicologa – Tra l’altro, dopo l’approvazione del Ddl sul lavoro che contiene norme sull’arbitrato per risolvere le controversie del lavoro stesso, i dipendenti si sentono ancora meno protetti", avverte.
"Secondo i dati forniti dall’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro (Ispesl) – ricorda – il mal d’ufficio ha colpito 10 milioni di persone nel nostro Paese, con costi sociali importanti". L’esperta concorda con l’allarme lanciato nei giorni scorsi anche dall’assessorato alla Salute del Comune di Milano: "Si può purtroppo affermare che ormai esiste una vera patologia da lavoro precario a cui è fondamentale dare una risposta, organizzando un programma di prevenzione".
Con questo obiettivo si muove l’Eurodap, che "ha messo a punto un protocollo di ‘Instant Therapy’ di cui le prime tre sedute sono gratuite – precisa la specialista – per aiutare a prevenire i disagi psicologici che si stanno diffondendo troppo velocemente nel nostro Paese".
Anche le Aziende si stanno però attivando, consapevoli, forse, che essere simili a polveriere pronte ad esplodere non aiuta in un momento in cui sarebbe quanto mai utile mantenere la calma per salvaguardare qualità e produzione e sperare di resistere così alla crisi.
Da una ricerca Gfk/Eurisko commissionata dall’Ordine lombardo degli psicologi, risulta che nel 2007-2008 il 14% delle aziende lombarde (circa 4 mila) è ricorsa allo psicologo, e che oltre il 20% (6 mila aziende) sarebbe interessato a usufruire delle competenze di questo esperto.
Da qui l’intenzione degli psicologi lombardi di entrare nelle aziende per curare i sintomi del mal di recessione: "Siamo in contatto con l’Associazione lombardia dirigenti aziende industriali (Aldai) – ha spiegato nei giorni scorsi il neo presidente dell’Ordine regionale psicologi, Mauro Grimoldi – e contiamo di arrivare presto a una convenzione".
L’assessore milanese alla Salute, Giampaolo Landi di Chiavenna, ha già annunciato un tavolo con Assolombarda e Unione del commercio per portare davvero lo psicologo in azienda.
Le iniziative restano però fondamentalmente a tutto campo. "A fine marzo – sottolinea Grimoldi – si concluderà l’esperimento dello psicologo di quartiere in farmacia", promosso da Landi insieme all’ex direttivo degli psicologi lombardi. "Entro l’estate avremo i risultati. E’ un progetto che vogliamo riprendere", ma per intercettare il disagio metropolitano "riteniamo necessario intervenire anche nei luoghi più ‘caldi’ come appunto le aziende, le scuole e le discoteche", annuncia il presidente.
Fonte: Adnkronos Salute