Mobbing: Le conseguenze sociali
Mobbing: Le conseguenze sociali
Difficoltà al lavoro
Ege (2001) sottolinea come la persona lungamente vessata sul luogo di lavoro tenderà a commettere sempre più errori, a svolgere svogliatamente il proprio lavoro.
Come messo in evidenza dalla quotation sotto riportata, anche la prestazione lavorativa della persona vittima di mobbing risente dell’accumulo di tensione che si viene a creare nell’ambiente lavorativo.
L’inefficacia del lavoratore è sintomo di una situazione professionale frustrante, depauperante, dove la vittima non si fida più delle proprie capacità.
Le difficoltà riscontrate a lavoro, con frequenza 11, portano la persona a concentrarsi meno sull’obiettivo, poiché ostacolata dalle attenzioni vessatorie rivolte da colleghi e superiori.
Ne risente la performance e la relazione professionale, aspetti che se non vengono adeguatamente curati porteranno all’estromissione del lavoratore mediante un demansionamento forzato (Favretto, 2005).
“Ho faticato molto a svolgere il mio lavoro perché non riuscivo a concentrarmi e spesso mi trovavo costretta ad andare in bagno per nascondere le lacrime”
P1 [46:47]
“Questa è la situazione in cui mi trovo a lavorare, oramai quasi tutti i miei colleghi non hanno più alcuna stima e considerazione di quello che faccio, le mie decisioni vengono continuamente criticate, per me è diventato impossibile lavorare e ultimamente sto anche commettendo parecchi errori, imprecisioni e mancanze nel lavoro che non fanno certo parte del mio modo di lavorare e della mia professionalità che ancora ritengo di avere.”
P 18 [55:59]
Difficoltà ad occuparsi degli affetti
Le pratiche discriminatorie che vengono prese come “buona norma” al fine di consacrare il gioco dei forti, agiscono ad ampio raggio: non è solo la vita professionale della vittima a risentire dei contraccolpi dell’atto vessatorio, anche nel privato vi sono elevate ripercussioni, in particolare si riscontrano gravi difficoltà da parte del mobbizzato ad occuparsi adeguatamente dei propri affetti trascurando, ad esempio, le proprie amicizie. (fr.9)
“In questo periodo, nella mia vita privata, sto attraversando un periodo meraviglioso e le situazioni estremamente positive che sto vivendo mi aiutano a fare in modo che i problemi di lavoro non intacchino troppo la mia vita privata; diversamente dal passato non arrivo a discussioni e scontri con i miei familiari o con il mio compagno a causa del mio nervosismo, ma spesso mi sento apatica e poiché trovo la giornata lavorativa estremamente faticosa spesso mi trovo costretta a non accettare inviti di amici per troppa stanchezza o perché spero di riuscire a riposare per andare in ufficio più rilassata il giorno dopo.”
P 4 [396:402]
Difficoltà gestione tempo extra lavorativo
Oltre agli affetti, nasce la difficoltà nel gestire il proprio tempo extra lavorativo, che ha frequenza 6: il fatto che ad esempio, al lavoratore non vengano concessi permessi contrariamente a quanto accade con i colleghi, non permette alla persona di sentirsi libera di organizzare impegni extralavorativi.
“Quando sono io a chiedere un giorno o un periodo o non ricevo risposta o mio viene detto “vedremo”, nel frattempo chiaramente io non posso prendermi impegni o organizzarmi con la certezza di essere libera.”
P 4 [148:150]
Conflitti in famiglia
Come sottolineato da Ege (2002), il mobbing avviene per definizione solo sul posto di lavoro, tuttavia è un disagio che può ripercuotersi anche gravemente in ogni aspetto della vita del mobbizzato, primo tra tutti la sua vita privata e famigliare.
Questo è il fenomeno denominato da Ege (1997), “doppio-mobbing”, che, a detta dell’autore, è un tipo particolare di mobbing che avviene specialmente in Italia, poiché si tende a “portare il lavoro a casa”, problemi annessi.
Ege, afferma che il doppio-mobbing ha un altro aspetto, quello di seguire una sorta di parabola tipica: se inizialmente i famigliari comprendono lo stato in cui riversa la persona, arriva successivamente un momento in cui c’è un inversione di tendenza, dove l’aiuto necessario viene negato al mobbizzato.
I conflitti famigliari, con frequenza 4, portano il mobbizzato a dover resistere “doppiamente”: sono diversi i casi in cui, una volta sorto un conflitto in ambito lavorativo, questo viene trascinato anche fra le mura domestiche.
Ciò comporta un ulteriore declino nella sfera lavorativa: i problemi si sommano fino a diventare più grandi del previsto, inaffrontabili, spesso concludendosi con la perdita del lavoro e l’esclusione totale del vessato da parte della famiglia.
“Come le dicevo sto adesso prendendo dei farmaci per l’ansia e la depressione in quanto non riesco più a sostenere la situazione. Sono peggiorati anche i rapporti in casa con mio marito e mio figlio. La psichiatra a cui mi sono rivolta a fine febbraio voleva anche farmi ricoverare per un breve periodo, ma io non posso avendo un bimbo piccolo assentarmi da casa.”
P 26 [147:150]
“Mio marito giustamente ogni tanto si arrabbia per tutto ciò che mi è accaduto perché non ho saputo valutare la persona per quello che era.”
P 1 [48:49]
“Il lavoro che (non) fa per te”. Il disagio nelle relazioni lavorative: un’indagine psicosociale sul territorio di Venezia – © Maurizio Casanova