Mobbing: Il software ATLAS.ti

Mobbing: Il software ATLAS.ti

Procedura per l’analisi dei dati

Il software ATLAS.ti

Per analizzare i resoconti è stato utilizzato il software ATLAS.ti, un programma di analisi dei dati per ricerche qualitative che consente di cogliere i dati che costituiscono il materiale da analizzare, i codici applicati e le relazioni che sussistono tra essi. L’approccio generale ai dati è basato sull’uso costante dell’interfaccia grafica che si riassume attraverso il principio VISE, acronimo di “visualizzazione, integrazione, serendipità, esplorazione”.

Visualizzazione: Atlas.ti permette di mostrare in forma grafica le proprietà e le relazioni tra le informazioni al fine di dare senso e struttura ai dati.

Integrazione: i documenti primari, i codici ad essi assegnati, le citazioni e i commenti ai dati sono riuniti in un unico progetto, ovvero l’unità ermeneutica.

Serendipità: riguarda la capacità del ricercatore di guardare oltre i documenti primari, le citazioni, i codici.

La competenza del ricercatore è quella di scoprire accidentalmente in modo non previsto, le relazioni tra i dati; si riferisce, inoltre alla possibilità di connetterli tra loro anche in relazioni non previste inizialmente dal proprio progetto di ricerca.

Esplorazione: Atlas.ti permette di esaminare i percorsi interpretativi che conducono alla costruzione della teoria attraverso i dati, i codici, le citazioni, i commenti. La costruzione della teoria è resa possibile dall’approccio esplorativo e creativo del software.

 

Atlas.ti propone due modalità principali di lavoro con i dati: il livello testuale e il livello concettuale.

Il livello testuale riguarda attività quali il processo di segmentazione e codifica del materiale, ma anche recupero del testo; il livello concettuale segue questa fase e implica il processo di costruzione di un modello teorico, come nel caso della connessione dei codici alle reti concettuali (network).

Tale livello si declina nella visualizzazione della complessa relazione tra codici, commenti note di ricerca (memos) al fine di facilitare la costruzione di un modello teorico.

Alcuni dei vantaggi connessi all’impiego di Atlas.ti nella ricerca qualitativa sono quelli tipici dei programmi di database e text retrieval; altri derivano invece da caratteristiche peculiari del programma. Tra i primi troviamo la facilità con cui le citazioni vengono archiviate e recuperate. Questo rende più rapidi i confronti interni tra le citazioni e favorisce l’analisi dei diversi significati costruiti dai soggetti nel discorso.

I punti di forza specifici invece sono legati all’immediatezza dell’interfaccia, le capacità di visualizzazione e al fatto che il programma lavora su una struttura a rete. Queste caratteristiche rendono l’impiego del software molto flessibile rispetto alle esigenze e al modo in cui si procede in una ricerca qualitativa.

Atlas.ti permette al ricercatore di seguire durante l’analisi un percorso mentale molto vicino a quello che adotterebbe in una codifica carta matita, con il vantaggio di rendere le operazioni più veloci, sistematiche e ordinate. Inoltre, la gestione dei documenti primari concede ampia libertà al ricercatore: infatti, non ci sono vincoli nella definizione delle unità di analisi e nell’organizzazione del sistema di codici, ed è possibile creare legami ipertestuali tra più oggetti.

Il fatto di visualizzare nello stesso momento sullo schermo le qualifiche corrispondenti, la possibilità di visualizzare legami tra varie parti tasse selezionate tra concetti, nonché la possibilità di saltare continuamente tra un punto all’altro della struttura, favoriscono il riconoscimento di pattern nei dati e l’elaborazione teorica. Quest’ultima alteramente favorita dalla possibilità di visualizzare network views senza vincoli particolari.  Nei network views si possono infatti includere codici, citazioni e memo, e si può definire liberamente la natura delle relazioni che li collegano.

“Il lavoro che (non) fa per te”. Il disagio nelle relazioni lavorative: un’indagine psicosociale sul territorio di Venezia –  © Maurizio Casanova