Le cause per chi viene percepito
Le cause per chi viene percepito
Anche le caratteristiche dell’entità che vengono percepite possono influenzare la percezione della mente: chi agisce in modo imprevedibile evoca il bisogno di controllo e viene visto come più mentale rispetto a chi agisce in modo prevedibile (Waytz, 2010); allo stesso modo, entità che producono effetti negativi o che commettono più atti negativi che positivi sono visti come più intenzionali (Knobe, 2006); infine, tendando di capire la sofferenza piuttosto che la salvezza si tende a credere in un Dio agente (Gray & Wegner, 2010).
Riguardo alla similarità percepita ad entità non umane (come i robot), viene attribuita più mente se hanno un’apparenza umana, e le persone che sono più simili a sé sono viste come “più mentali” (persone con opinioni politiche vicino alle nostre sono viste come più razionali, mentre gli altri sono meno oggettivi e capaci di analisi logica). Inoltre, anche alle entità che ci piacciono vengono attribuite più capacità mentali rispetto a chi non ci piace: nelle relazioni intergruppi si tende ad attribuire meno emozioni secondarie e stati mentali ai membri dell’outgroup rispetto ai membri dell’ingroup (Boccato, 2007), e la presenza di membri dell’outgroup provoca una minore attivazione della corteccia pre frontale mediale, regione del cervello coinvolta nella percezione della mente (Waytz et al., 2010).
Infine, avviene deumanizzazione (o dementalizzazione) per agenti specifici che non ci piacciono (come persone che ci respingono) o quando l’attenzione si concentra solo sul corpo di una persona (oggettivazione) e non sulla mente di quest’ultima.
Recenti studi dimostrano che l’oggettivazione non consiste in una dementalizzazione vera e propria, bensì in una ridistribuzione della percezione della mente nelle due dimensioni che la caratterizzano (agency ed experience); se ne tratterà più diffusamente nel prossimo sottocapitolo.