La ricerca Obiettivi ed ipotesi
La ricerca Obiettivi ed ipotesi
L’obiettivo del presente lavoro era quello di verificare se il contatto intergruppi possa aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup. In particolare, l’ipotesi è che il contatto, nelle sue forme di amicizia intergruppi diretta ed estesa, possa incrementare l’assegnazione all’outgroup sia di agency sia di experience, cioè le due dimensioni ipotizzate nella teoria della mente (Waytz et al., 2010) e che sono assimilabili alle due dimensioni di umanità definite da Haslam (2006). L’agency, cioè la capacità di pianificare e agire intenzionalmente corrisponde, infatti, alle caratteristiche unicamente umane e cioè alla razionalità, civiltà e moralità che distingue l’essere umano dagli animali. La dimensione dell’experience, cioè l’attribuzione all’altra entità di capacità di sentire e provare emozioni, corrisponde alle caratteristiche tipiche della natura umana e cioè la capacità di emozionalità, che distingue l’essere umano da un oggetto inanimato. Vi è quindi un chiaro parallelismo tra l’attribuzione di mente all’outgroup (teoria della mente, Waytz et al., 2010) e l’attribuzione di umanità (Haslam 2006).
Obiettivo del presente lavoro è quello di proporre il contatto intergruppi come strategia per aumentare l’attribuzione di mente all’outgroup.
Una recente linea di ricerca ha mostrato, infatti, come diverse forme di contatto (dirette, amicizie estese, contatto immaginato) possano portare all’umanizzazione dell’outgroup (per una rassegna di tali studi si veda Capozza, Falvo, Di Bernardo, Vezzali, Visintin, in press.). Nessuno studio comunque ha finora indagato gli effetti del contatto sull’attribuzione di mente.
Il secondo elemento di novità del nostro lavoro riguarda il fatto di aver ipotizzato una distinzione nella dimensione di experience tra emozionalità primaria ed emozionalità secondaria.
L’agency è stata rilevata attraverso le caratteristiche dell’autocontrollo e capacità di pianificare l’azione, cioè item utilizzati nella ricerca sulla teoria della mente (Waytz et al., 2010), mentre l’experience è stata rilevata mediante emozioni primarie (ad es., provare piacere, rabbia) ed emozioni secondarie (ad es., provare speranza, rimorso) cioè misure utilizzate nel paradigma di Leyens et al. (2007) sull’infraumanizzazione. L’ipotesi è che le amicizie, sia dirette sia estese, aumentino l’attribuzione di mente in entrambe le dimensioni (agency ed experience) e, per l’experience, soprattutto l’attribuzione di emozioni secondarie, cioè emozioni che possono provare solo gli esseri umani (unicamente umane).
Ulteriore obiettivo dello studio era di indagare le meta-attribuzioni di mente.
Riferendoci agli studi sulle meta-attribuzioni (Ames, 2004), abbiamo ipotizzato che esse possano riguardare anche l’attribuzione di mente e cioè la percezione che l’individuo ha di quanto l’outgroup attribuisca all’ingroup stati mentali. Abbiamo ipotizzato, quindi, che il contatto intergruppi possa favorire non solo l’attribuzione di umanità all’outgroup (cioè attribuzione di mente), ma può portare anche alla percezione che l’outgroup riconosca umanità, (cioè attribuisca mente) all’ingroup. Non siamo a conoscenza di studi che abbiano indagato tali meta-attribuzioni di mente e strategie per favorirle.
Si è ipotizzato, infine, che il legame tra contatto (amicizie dirette ed estese) e attribuzione di mente non fosse diretto, ma mediato da fattori sia cognitivi sia emotivi. In particolare, ci siamo riferiti ai recenti studi di Capozza, Falvo et al. (2013) e Capozza, Falvo et al. (2014), che hanno proposto che mediatori di primo livello possano essere l’inclusione dell’outgroup nel sé, le norme dell’ingroup e le norme dell’outgroup, mentre i mediatori di secondo livello, ovvero più vicini alla variabile outcome (umanità/attribuzione di mente), sono invece le emozioni intergruppi, cioè ansia, empatia e fiducia. La ricerca (Pettrigrew & Tropp, 2008) ha chiaramente mostrato come, sia fattori cognitivi sia emotivi, siano variabili importanti nello spiegare il processo attraverso il quale il contatto intergruppi porta alla riduzione del pregiudizio e all’umanizzazione dell’outgroup (si veda il Capitolo 2).
Abbiamo verificato questi effetti di doppia mediazione applicando modelli di equazioni strutturali con variabili latenti (LISREL 8, Jöreskog & Sörbom, 2004).
Si è indagato il rapporto intergruppi Settentrionali/Meridionali esaminando partecipanti settentrionali, studenti dell’Università di Padova, ai quali è stato somministrato un questionario in sessioni collettive.