La PNL e il Visual learning

La PNL e il Visual learning

 

Alla base di qualsiasi strategia della PNL, come sappiamo ormai, vi è il rapport, ovvero la costruzione di una relazione empatica positiva con il proprio interlocutore che si costruisce attraverso il rispecchiamento e il ricalco.
Anche in questo campo sono valide le tecniche descritte nel secondo capitolo e un buon insegnante può usufruirne per avere immediati riscontri affermativi.
Molte persone scelgono e privilegiano un’ area sensoriale attraverso la quale prendere informazioni dall’esterno. Anche un insegnante, probabilmente, avrà sviluppato un unico modo di insegnare. Egli deve, secondo Lloyd, ampliare e arricchire il suo metodo, al fine di raggiungere tutti i bambini, con stili di apprendimenti diversi: molti hanno bisogno di vedere ciò che viene spiegato, altri hanno la necessità di ascoltare e altri ancora vogliono capire fino in fondo.
Per ottenere l’attenzione di un bambino visivo, l’educatore può sfruttare l’uso di specifiche espressioni facciali, disegni, immagini, foto, lavagne e supporti visivi; deve focalizzarsi su delle parole chiave che scriverà ben in vista. Il soggetto visivo è sensibile anche solo ad uno sguardo di compiacimento o di rimprovero: il formatore dovrà perciò usare tutte le potenzialità che possiede per comunicare efficacemente anche tramite il suo corpo.
Al contrario i bambini prevalentemente uditivi, mostreranno maggior riguardo per il tono di voce, il ritmo, le pause, tutti elementi di grande impatto sui quali l’insegnante può esercitare modifiche: velocizzare il ritmo o rallentarlo, usare un tono rassicurante, incoraggiante o anche punitivo e d’ammonizione.
I bambini prevalentemente cinestetici necessitano di essere continuamente coinvolti e stimolati, in quanto rischiano di annoiarsi o distrarsi avendo un basso livello di concentrazione. Giochi, storie e letture avvincenti devono supportare l’insegnamento di qualsiasi materia scolastica.
Individuare le strategie già in uso negli alunni può essere semplice per un insegnante osservando i movimenti oculari: ponendo loro una semplice domanda si può identificare il canale preferenziato. Il bambino che nel rispondere guarda in alto, tende ad avere un apprendimento visivo; se muove rapidamente gli occhi ai lati, da sinistra verso destra o viceversa, cerca la risposta in maniera uditiva; se guarda in basso cerca di sentire nella sua intimità la risposta esatta.
Blackerby, però, afferma che non tutti i canali sensoriali hanno la stessa rapidità ed efficacia nell’ambito dell’apprendimento e ciò può avvantaggiare alcuni e svantaggiare altri, stato che non è accettabile per un insegnante. I canali uditivi e cinestetici sono strategie estremamente lente e complicate, al contrario di quello visivo che rende l’apprendimento rapido e facile.
La strategia dell’apprendimento visivo può essere insegnata ed ancorata in ogni soggetto che mostra eccessiva lentezza e difficoltà, ad esempio nel memorizzare una poesia. Qualsiasi parola deve immediatamente visualizzarsi ed imprimersi nella mente, creando un’immagine che mano mano si arricchisce e si completa in base all’aggiungersi delle informazioni. Se il bambino viene allenato ed educato a crearsi una rappresentazione visiva di ciò che legge o ascolta, sarà in grado di accedere alle informazioni con molta più rapidità, in quanto ha inserito nella mente una struttura ordinata che difficilmente può essere rimossa. È consigliabile, ad esempio, legare ogni immagine ad una parola chiave che è in grado di farla riemergere ogni qual volta si voglia. Per acquisire un’abilità del genere è necessario diverso tempo, ma attraverso il gioco lo studente diventa consapevole che la capacità di sfruttare la memoria visiva, apporterà svariati vantaggi in tutti i campi in cui viene applicata: matematica, geografia, storia ecc.
Nelle prime fasi della crescita di un bambino la sua capacità di apprendere è estremamente elevata, e ciò gli permette per esempio di imparare una seconda lingua con semplicità. Ecco perché, se gli vengono insegnate le corrette tecniche per apprendere, memorizzare ed imparare in queste fasi, egli ha una forte sensibilità alla modifica del proprio sistema mentale.
I bambini contemporanei sono figli dell’immagine: la televisione, i video games, le pubblicità, sono gli strumenti con i quali si confrontano quotidianamente. Le informazioni che ricevono dalla realtà esterna hanno un unico formato, quello dell’immagine che è rapido, continuo, mutevole ed estremamente incisivo.
L’uomo, e non solo il bambino, rischia di diventare quello che Sartori definisce “homo videns”, un uomo che fa esperienza del mondo solo esclusivamente attraverso le immagini fornite dal sistema dei media.
Purtroppo o per fortuna, non è questa la sede per discuterne, questa è una realtà effettiva e con la quale bisogna confrontarsi.
Nella teoria di Piaget, al contrario, emerge un rifiuto verso l’uso eccessivo del materiale audio-visivo, in quanto può condurre ad una specie di verbalismo dell’immagine, che facilita le associazioni senza dar luogo ad un’autentica attività.
Il linguaggio visivo, a suo parere, viene impresso nella mente dei soggetti in maniera del tutto superficiale e non permette un’elaborazione profonda, unico mezzo affinché avvenga l’apprendimento.
Il bambino di oggi, però, è cambiato, ha altre abilità, stimoli esterni, interessi e il metodo d’apprendimento deve essere modellato su questo mutamento. Una lezione tradizionale che avviene con l’unico supporto della lettura di un libro o di una spiegazione orale, non è più pertinente e adatta ai destinatari, che hanno un nuovo linguaggio prevalentemente visivo e avranno bisogno di questo canale per apprendere.