La personalizzazione dello spazio:gli item

La personalizzazione dello spazio: gli item

 

Per quanto riguarda la personalizzazione dello spazio, abbiamo utilizzato diversi item. Prima di tutto ci siamo ispirati alle ricerche di  Noorian (2009), Wells (2000) e Wells e Thelen (2007) ed abbiamo quindi proposto un elenco di possibili elementi da utilizzare per personalizzare il proprio spazio, oltre a quelli presenti per motivi pratici. Abbiamo chiesto perciò di indicare, tra quelli in elenco, quali oggetti erano presenti nello spazio di lavoro di ciascuno dei partecipanti. L’elenco include: foto di familiari e amici, foto di colleghi, quadro\i, poster, souvenir, cartoline, telefono fisso, orologio\i, scaffale\i, libreria, libri professionali, libri di lettura, radio, cuffiette per ascoltare la musica, materiale di cancelleria, piante artificiali, piante naturali, macchinetta per tè\caffè, caramelle\cioccolatini, certificati e qualifiche, premi e riconoscimenti, materiali associati ad hobby personali, pc, stampante e\o scanner, fotocopiatrice ed altri eventuali oggetti da indicare.

Per approfondire il grado di controllo dei partecipanti sull’ambiente ci siamo ispirati invece agli item utilizzati da Lee e Brand (2010) per misurare il controllo sullo spazio di lavoro. Anche in questo caso abbiamo presentato un elenco di azioni con possibilità di scegliere più opzioni di risposta. Le azioni elencate sono: aprire/chiudere la finestra, regolare la temperatura, regolare la seduta, cambiare sedia, regolare l’illuminazione della stanza e/o del piano di lavoro, distribuire il materiale di lavoro come desidero.

Inoltre, abbiamo voluto arricchire il nostro questionario sviluppando degli item che misurassero il grado in cui i partecipanti percepiscono di aver personalizzato il proprio spazio di lavoro e quanto è importante per loro sia avere la possibilità di personalizzarlo che avere controllo su di esso. In questo caso abbiamo formulato 6 item sotto forma di scala Likert a 5 punti (da 1 “fortemente in disaccordo” a 5 “assolutamente d’accordo”). Nella figura 7 riportiamo un esempio di item, a seguire l’elenco completo: “sento mia la postazione in cui lavoro”, “ho organizzato la postazione in cui lavoro in modo che mi rappresenti”, “lo spazio in cui lavoro risulta piuttosto anonimo”, “ho modificato la postazione in cui lavoro per renderla più adatta a me”, “è importante per il miglior svolgimento del mio lavoro la possibilità di aprire la finestra per cambiare aria, di regolare la temperatura e l’illuminazione della stanza”, “la possibilità di portare oggetti personali come foto, gadget o piante nel luogo in cui lavoro mi fa sentire più a mio agio durante lo svolgimento delle attività lavorative”.

 

Figura 7. Esempio di item sul grado di personalizzazione

 

Infine, abbiamo voluto indagare le motivazioni che hanno spinto il nostro campione a personalizzare il proprio spazio, per fare ciò ci siamo ispirati agli item utilizzati da Noorian (2009) e da Wells (2000). Nel nostro caso, abbiamo scelto di nuovo una scala Likert a 5 punti  (da 1 “fortemente in disaccordo” a 5 “assolutamente d’accordo”): mentre in Noorian (2009) i partecipanti potevano selezionare le opzioni che si addicevano più a loro, noi abbiamo preferito che quantificassero il loro grado di accordo con ciascuna affermazione. Rispetto alle motivazioni proposte dalle autrici ne abbiamo aggiunta una in più riguardante l’atmosfera familiare. Di seguito i 7 item: “per comunicare agli altri la mia identità ed individualità”, “per mostrare che quella postazione appartiene a me”, “per comunicare il mio status all’interno dell’organizzazione”, “per motivi estetici”, “per regolare le interazioni con gli altri”, “per ricreare un’atmosfera familiare”, “per rispondere a necessità pratiche di lavoro”.

 


©  La personalizzazione del proprio spazio: una ricerca in ambito lavorativo – Dott.ssa Martina Mancinelli