La nascita del Personal Branding
La nascita del Personal Branding
L’imprenditore Tom Peters (guru del marketing statunitense), CEO dell’azienda FastCompany[1] ed autore dell’articolo “The brand called YOU” ha parlato per la prima volta di Personal Branding nel 1997, intendendo con questa terminologia, l’arte di saper costruire il proprio Brand ossia la marca personale.
Peters afferma:
“Qualsiasi sia la mia estrazione sociale o età, io sono di fatto il presidente, amministratore delegato e responsabile Marketing dell’azienda chiamata “Io Spa”. La mia reputazione e la mia credibilità si definiscono tramite la qualità del mio lavoro attuale e passato e determinano la qualità del mio lavoro futuro.”[2]
Nel manifesto di quello che si sta affermando come qualcosa di più del rinnovamento del coaching tradizionale, Peters evidenziava i cambiamenti nelle carriere professionali, proponeva di nominarsi amministratori dell’azienda “Io spa” e suggeriva l’unico modo di emergere in un mondo dominato dai brand: trasformarsi in un marchio a propria volta e utilizzare strategie di promozione simili a quelle adottate da CocaCola, Nike e Apple. Il Brand non riguarda dunque solo le imprese, ma anche le persone, indipendentemente da chi sono e che tipo di lavoro svolgono. Non importa l’estrazione sociale o l’età, la mia reputazione e la mia credibilità si definiscono tramite la qualità del mio lavoro attuale passato e determinano la qualità del mio lavoro futuro.
Il personal branding è una pratica che da molti anni, anche incosapevolmente, tutti hanno provato ad applicare.
Peters fa l’esempio dei pionieri americani, i padri pellegrini, che basavano la loro strategia di sopravvivenza su tre principali risorse:[3]
- competenza: la loro specifica capacità. Analizzare e valorizzare le caratteristiche e le attitudini della propria persona producendo valore sul mercato;
- visibilità: farsi notare dalla folla e non dipendere da nessuno, spiccare dalla massa attraverso strategie comunicative coordinate sia online che offline;
- networking: avere una rete di contatti, aiutarsi e seguire gli stessi valori. Essere coerenti con la propria personalità, empatici, aperti al dialogo e allo scambio in modo da farsi conoscere e creare una propria rete di contatti con cui interagire.
Questi sono i tre veri pilastri del personal branding. Un personal brand forte ed empatico si costruisce attraverso originalità e unicità: è necessario orientare l’individuo verso valori positivi e coerenti ad ogni livello, per farlo bisogna che condivida le proprie risorse e instauri un dialogo costruttivo con gli altri.
© Il personal Branding – Marika Fantato
[1] FastCompany è un magazine diventato leader mondiale grazie al focus editoriale unico in materia di innovazione nella tecnologia, economia etica, leadership e design. Scritto per gli imprenditori più innovativi, Fast Company e FastCompany.com cercano di ispirare i lettori e gli utenti a pensare oltre i confini tradizionali per creare il futuro del business. Nasce nel novembre del 1995 grazie a Alan Webber e Bill Taylor, due editori della rivista di management Harvard Business Review. Tratto dal sito www.fastcompany.com
[2] Traduzione di una parte dell’articolo “The Brand called You”, disponibile all’indirizzo http://www.fastcompany.com/28905/brand-called-you tratta dal libro di centenaro e Sorchiotti Personal
Branding. Promuovere se stessi online per creare nuove opportunità Hoepli 2013 pag.8
[3] Centenaro L., Sorchiotti T., Personal Branding. Promuovere se stessi online per creare nuove opportunità, Hoepli, 2013 pag. 9