L’evoluzione linguistica europea del Word Order
L’evoluzione linguistica europea del Word Order
Le lingue differiscono tra loro per diversi aspetti, uno di questi è rappresentato dall’ordine in cui sono disposti i costituenti sintattici della frase. Soggetto (S), Verbo (V) e Oggetto (O) sono considerati dalla linguistica basic building-blocks of sentences, ossia blocchi di base per la costruzione delle proposizioni, e la loro disposizione determina una distinzione tipologica delle lingue.
Secondo il World Atlas of Languages (Dryer, 2011) , in cui sono classificate 1377 lingue presenti in tutto il mondo, le strutture più comuni risultano quelle finora attribuite al latino e alle lingue romanze. Mentre la prima è caratterizzata dall’ordine linguistico SOV, le seconde presentano schema SVO. L’atlante include, inoltre, altri diversi schemi di Word- Order i quali presentano tuttavia una diffusione più ridotta (VSO, VOS, OVS, OSV).
Risulta comunque importante ricordare che solitamente tutte le lingue presentano una flessibilità di sintassi per quanto riguarda la posizione delle parole all’interno delle frasi, soprattutto nel parlato, mantenendo tuttavia una struttura di riferimento predominante sulle possibili variazioni (Bentz & Christiansen, 2010; Johnson & Braber, 1998; Song, 2001).
Come risulta dalla rappresentazione qui sotto riportata, nonostante l’ordine SOV si guadagni il primato, in Europa è lo schema SVO a risultare predominante.
Prendendo in considerazione, dunque, il quadro linguistico europeo, si può affermare che l’origine e l’evoluzione di tale predominanza, costituiscono tutt’oggi oggetto di numerosi dibattiti.
Se consideriamo il fatto che la maggior parte delle lingue, come sopra anticipato, presenta questa disposizione delle componenti Soggetto, Verbo, Oggetto, risulta quasi immediato pensare che anche la lingua ancestrale, da cui tutte le altre sarebbero derivate, avesse tale schema (SVO). Tutte le altre lingue, caratterizzate da schemi che rappresentano una netta minoranza, avrebbero dunque subito un cambiamento dell’ordine per «effetto diffusione», giungendo a schemi alternativi. Quest’ipotesi, tuttavia, non può essere confermata: il passaggio SVO> SOV risulta innaturale e di conseguenza impossibile . Come sostenuto da Greenberg (1963) e Givón (1979), infatti, la risposta più plausibile che consente di spiegare tale processo, suppone che lo schema originale della lingua indoeuropea fosse SOV, da cui successivamente si sarebbero evoluti tutti gli altri ordini.
Gli autori hanno evidenziato il fatto che, per subire variazioni di entità sufficientemente rilevante, una lingua necessita di un lungo processo graduale durante il quale le frequenze di diversi ordini iniziano a mutare intrecciandosi tra loro. Ad esempio, si può verificare una forma iniziale che presenti una frequenza elevata dell’ordine SOV e una bassa frequenza dell’ordine SVO. In una seconda fase, poi, la frequenza di SVO può aumentare a scapito di SOV, fino ad una fase di ordine libero delle parole, in cui le frequenze di entrambi gli ordini sono simili. Successivamente, in un momento considerato finale, si può verificare che le proporzioni di SVO e di SOV si invertano, in modo tale che l’ordine predominante venga sostituito.
Nella raccolta di dati sull’ordine di base delle parole, nelle diverse lingue del mondo, è necessario considerare tuttavia l’elevata probabilità che si siano verificati alcuni errori: non è sempre facile determinare in modo preciso e chiaro l’ordine di base e, in alcuni casi, fonti diverse forniscono addirittura informazioni discordanti anche in riferimento alla stessa lingua.
Harris e Campbell (1974), attraverso i loro studi linguistici, hanno sostenuto che ci sono pochissime prove, se non quasi nessuna, a sostegno dell’ipotesi che le lingue e la loro sintassi, si stiano evolvendo in una sola direzione attraverso variazioni irreversibili. L’evoluzione linguistica per cui non può essere considerata unidirezionale.
Nonostante questi rilievi, Givòn (1992) ha osservato che la maggior parte delle famiglie linguistiche, presenti attualmente nel mondo, o presentano ordine SOV o si può dimostrare che esse derivino da una fase precedente in cui presentavano ordine SOV. È dunque, in virtù di ciò, che il linguista giunge a sostenere che il linguaggio originale da cui tutte, o la maggior parte, delle lingue studiate derivano, avrebbe necessariamente avuto tale ordine.
La proposta teorica, supportata in un secondo momento anche dal linguista Dryer (1997), è dunque che il cambiamento sintattico che ha guidato l’evoluzione filogenetica sia stato quasi con certezza SOV > SVO.
A sostegno di quanto detto finora, nel paragrafo che segue si vedrà l’evoluzione diacronica dal latino alle lingue romanze.