I moderatori dell’amicizia cross-group diretta ed estesa
Le amicizie cross-group di tipo diretto ed esteso possono essere associate ad una riduzione del pregiudizio se sussistono le condizioni indicate nel seguito, analizzate diffusamente da Turner et al. (2007) e Davies et al. (2013).
Tipicità percepita dell’outgroup e salienza di categoria
Nell’ultimo ventennio la ricerca si è focalizzata sul come e sul quando un incontro intergruppi positivo generi atteggiamenti positivi verso l’intero outgroup, piuttosto che considerare gli effetti sui singoli individui coinvolti nel contatto.
Sono stati ipotizzati alcuni modelli di contatto intergruppi tra loro contrastanti. Nell’approccio di decategorizzazione (Brewer & Miller, 1984) un contatto ottimale deve basarsi su relazioni interpersonali intime, e non deve essere percepito come relazione intergruppi. Nell’approccio di ricategorizzazione (Gaertner & Dovidio, 2000) i confini dei gruppi devono essere eliminati tramite l’inclusione di entrambi i gruppi in un gruppo sovraordinato. Nell’approccio di categorizzazione (Hewstone, 1996), si sostiene, invece, che per ridurre il pregiudizio il contatto interpersonale deve essere percepito a livello intergruppi. Nonostante le differenze tra questi approcci, si può affermare che per avere un cambiamento nell’atteggiamento verso l’outgroup, tramite il contatto intergruppi, l’appartenenza al gruppo deve rimanere saliente: un modo per ottenere questo risultato è assicurarsi che gli individui coinvolti siano percepiti come sufficientemente tipici dell’intero gruppo che rappresentano.
In un recente studio di Brown Hewstone (2005) viene mostrato come la qualità e la quantità del contatto con i membri individuali dell’outgroup siano maggiormente legati agli atteggiamenti intergruppi generalizzati quando le appartenenze ai rispettivi gruppi sono salienti, oppure la persona interessata è percepita come prototipica dell’outgroup. Diversi altri studi mostrano come ci possa essere un’associazione tra contatto ed efficacia sull’atteggiamento solo quando il membro dell’outgroup è percepito come tipico e, durante il contatto, le rispettive categorie sono salienti (Turner et al., 2007).
Nelle amicizie cross-group si hanno degli incontri intimi, stretti e personali, in cui l’appartenenza al gruppo può non risultare saliente: non è stato infatti chiarito se durante questi contatti la natura intergruppi dell’incontro è saliente, e se un amico cross-group viene percepito come tipico dell’outgroup.
La dimensione della tipicità va a moderare la relazione tra vicinanza del contatto e riduzione dell’ansia intergruppi, e ciò è stato confermato da una ricerca sugli atteggiamenti degli eterosessuali verso gli omosessuali (Vonofakou, Hewstone & Voci, 2007) che dimostra come, durante l’interazione diretta, il membro dell’outgroup viene considerato rappresentativo dell’intero gruppo solamente se è percepito come altamente prototipico.
Analogamente, l’efficacia delle amicizie cross-group estese nella riduzione del pregiudizio può essere attribuita proprio alla salienza delle rispettive appartenenze di gruppo, come dimostra lo studio di Cameron, Rutland, Brown e Douch (2006): essi evidenziano come, anche se vi siano nel contatto esteso delle caratteristiche che vengono percepite come condivise tra i due membri, per avere un effetto positivo di generalizzazione verso l’intero outgroup sia necessario enfatizzare le identità specifiche dei due gruppi coinvolti.
Davies et al. (2013) si concentrano sul ruolo dello status e delle caratteristiche dei gruppi. Innanzitutto affermano che la relazione tra contatto ed atteggiamenti positivi è più significativa per i membri di gruppi maggioritari piuttosto che per quelli di gruppi minoritari e che, in generale, le persone spiegano la mancanza di sforzi nell’intraprendere relazioni cross-group in modo diverso per l’ingroup e per l’outgroup: nel primo caso, sono attribuiti alla paura di essere rifiutati, mentre nel secondo sono attribuiti ad una evidente mancanza di interesse da parte dei membri dell’outgroup.
Inoltre, i gruppi maggioritari possono risultare preoccupati di apparire prevenuti, il che porta a una maggiore ansia durante il contatto; viceversa i gruppi minoritari, aspettandosi di essere oggetto di pregiudizio, possono avere atteggiamenti di “iper-viglilanza” che influenzano negativamente i propri pensieri ed azioni, e limitano gli effetti positivi del contatto.
Struttura dell’atteggiamento
Gli atteggiamenti prevenuti, così come tutti gli altri, sono composti da una dimensione cognitiva e da una affettiva. Si suppone che il contatto intergruppi diretto sia prevalentemente di tipo affettivo, mentre il contatto vicario tende ad essere di tipo cognitivo.
Dovidio, Brigham, Johnson e Gaertner (1996), infatti, classificano il contatto intergruppi diretto come esperienza affettiva, proprio a causa della natura prevalentemente affettiva dell’incontro interpersonale. Wright et al.(1997) invece, riferendosi all’amicizia cross-group estesa, affermano che il vantaggio principale consiste proprio nell’evocare minori emozioni rispetto a quella diretta, rendendo più accessibili gli aspetti cognitivi dell’esperienza.
Di conseguenza, questi due tipi di contatto intergruppi dovrebbero essere associati a riduzioni nelle diverse dimensioni del pregiudizio: l’amicizia diretta, che coinvolge individui specifici dell’outgroup, dovrebbe essere associata ad una riduzione del pregiudizio nella dimensione affettiva, mentre le amicizie crossgroup di tipo esteso, agendo prevalentemente sulla dimensione cognitiva, risulterebbero più adeguate nel ridurre il pregiudizio verso l’outgroup in generale.
Gli individui specifici, così come gli outgroup nella sua totalità, durante il contatto possono essere percepiti variando lungo un continuum, in modo “prevalentemente affettivo” a “prevalentemente cognitivo”:
- alcuni, infatti, possono evocare reazioni prevalentemente affettive, ad esempio i Musulmani per gli Occidentali;
- altri, invece, possono evocare reazioni di tipo prevalentemente cognitivo, ad esempio gruppi occupazionali.
Di conseguenza, in base al tipo di pregiudizio che si intende ridurre, può essere più efficace una o l’altra forma di amicizia cross-group (Turner et al., 2007).
In particolare, sono stati condotti tre studi (Paolini, Hewstone & Cairns, 2007) che indagano se l’amicizia cross-group diretta sia legata al pregiudizio verso outgroup e individui di tipo “prevalentemente affettivo”, e se le amicizie cross-group di tipo esteso siano invece associate maggiormente al pregiudizio di tipo “prevalentemente cognitivo”. I risultati suggeriscono che l’amicizia cross group diretta è più probabile che conduca a bassi livelli di pregiudizio verso individui e outgroup che evocano emozioni forti e frequenti nell’ingroup; l’amicizia cross-group estesa, al contrario, viene associata ad una maggior riduzione del pregiudizio verso individui e gruppi contraddistinti per l’ingroup da un elevato livello cognitivo.
Amicizia diretta e segregazione spaziale
La relazione tra amicizia cross-group estesa e riduzione del pregiudizio è stata analizzata considerando anche i ruoli di moderatori svolti dalle precedenti esperienze di amicizia cross-group diretta, e dal livello di segregazione spaziale dei gruppi interagenti.
Studi dimostrano che quando non sono disponibili esperienze dirette con l’outgroup, l’amicizia cross-group estesa è l’unica forma possibile di contatto che può influire sugli atteggiamenti intergruppi.
In contrasto, quando un individuo ha già avuto esperienze amichevoli di tipo diretto, l’atteggiamento intergruppi sembra basato maggiormente sulle informazioni ricavate da tale esperienza, forse anche perché sono viste come più affidabili nel formare il proprio giudizio personale (Fazio & Zanna, 1979). Inoltre, si è dimostrato che, a differenza dell’amicizia cross-group diretta, l’amicizia crossgroup estesa non è strettamente collegata alla resistenza al cambiamento degli atteggiamenti (Vonofakou et al., 2007).
Infine Davies et al. (2013) analizzano l’influenza dei fattori individuali sulle amicizie cross-group, evidenziando come le esperienze di contatto precedenti predicono il livello di ansia provate durante le interazioni successive, ed un suo aumento può portare sia a percepire il membro dell’outgroup come molto diverso da se stessi sia a vedere l’integrazione intergruppi come estremamente difficile.