Formazione delle meta attribuzioni in contesti intragruppo e intergruppi

Formazione delle meta-attribuzioni in contesti intragruppo e intergruppi

 

La salienza o meno dell’appartenenza di gruppo fa sì che le persone pensino di essere percepite in termini di gruppo o in termini di individuo, e ciò influenza fortemente le strategie che vengono utilizzate per la formazione della meta-attribuzioni.

Diverse teorie della psicologia sociale hanno dimostrato che le persone tendono a vedere in maniera maggiormente positiva il proprio ingroup, e a credere che anche l’ingroup lo veda positivamente, mentre tendono a non fidarsi dei membri dell’outgroup, aspettandosi di essere valutati negativamente o che questi abbiano intenzioni negative nei suoi confronti.

Inoltre, è stato dimostrato, sia per gruppi creati artificialmente sia per gruppi minimali, che si tende a credere che i membri del proprio gruppo siano più simili a sé e abbiano opinioni e convinzioni simili alle proprie; viceversa, i membri dell’outgroup sono visti come maggiormente diversi e si crede che lo siano anche le loro opinioni. Ciò può portare anche ad aspettarsi che le proprie caratteristiche reali siano meno trasparenti per i membri dell’outgroup rispetto a quanto lo sono per quelli dell’ingroup. Secondo Ames (2004) ciò coinvolge la formazione delle meta-attribuzioni, che sono maggiormente basate sulla proiezione quando ci si sente simili all’osservatore, mentre sono maggiormente basate sugli stereotipi quando ci si sente diversi. Frey e Tropp (2004) descrivono strategie di formazione delle meta-attribuzioni differenti per i contesti intragruppo e per quelli intergruppi.

Nei contesti intragruppo le persone si sentono solitamente più a proprio agio, assumendo che gli altri membri dell’ingroup abbiano dei punti di vista simili ai propri: in queste situazioni la proiezione degli stati mentali sui membri dell’ingroup è più robusta. È da evidenziare come in questi casi l’immagine di sé che proiettano sia quella di un membro di un gruppo, in particolare se l’appartenenza di gruppo è saliente (per cui ci si aspetta di essere percepiti come tali). Questo processo è coerente con gli studi sull’auto-stereotipizzazione, per cui se l’appartenenza è saliente le persone tendono a vedersi mediante le caratteristiche positive che distinguono il proprio gruppo; inoltre, si accentua la similarità percepita e l’attrazione verso altri membri che mostrano le stesse caratteristiche prototipiche. In questo caso, le persone proiettano una visione positiva di se stesse in quanto membri dell’ingroup con le caratteristiche positive prototipiche. In base al grado in cui le persone si ritengono rappresentative delle caratteristiche del proprio ingroup, può variare l’immagine che hanno di se stesse e che può essere proiettata sugli altri: in sostanza, anche se membri con bassa prototipicità possono aspettarsi di essere percepiti come membri del gruppo, essi possono anche provare un senso di emarginazione se si aspettano di essere percepiti in modo diverso dalle caratteristiche che definiscono l’ingroup.

Relativamente ai contesti intergruppi, le ricerche sull’identità sociale suggeriscono che quando l’appartenenza di gruppo è saliente si tende anche ad accentuare le differenze tra il proprio gruppo e gli altri (Hogg, 2003). In questi casi le persone, nella loro meta-attribuzione (ovvero nella lettura delle menti altrui), si appoggiano maggiormente alla stereotipizzazione. Ames (2004) dimostra che proiezione e stereotipizzazione sono correlate negativamente, ed in caso di alta dissimilarità percepita, le persone utilizzano principalmente quest’ultima per determinare cosa i membri dell’outgroup pensino di loro. Gli stereotipi possono agire in due modi nella meta-attribuzione. Nei contesti intergruppi, i membri di gruppi differenti hanno una comprensione consensuale delle caratteristiche comunemente associate al proprio gruppo e agli altri: quindi, se da una parte ci si basa sugli stereotipi sull’outgroup per tentare di capire cosa essi pensino di noi (come se questi pensassero a degli oggetti), dall’altro gli stereotipi sul proprio ingroup diventano rilevanti per prevedere qual è l’immagine che si mostra ad essi. Inoltre, visto che generalmente le relazioni intergruppi sono costruite in termini di sfiducia, le persone si aspettano di essere valutate negativamente dall’outgroup, che l’outgroup le percepisca secondo gli stereotipi negativi che caratterizzano l’ingroup (Vorauer & Kumhyr, 2001) e che i membri dell’outgroup le considerino maggiormente stereotipiche del proprio ingroup di quanto le persone ritengano (Frey & Tropp, 2004).

Quindi, mentre nelle meta-attribuzioni intragruppo ci si focalizza sugli stereotipi positivi sull’ingroup, in quella intergruppi si dà più rilevanza agli stereotipi negativi dell’ingroup: ciò dipende anche dalla misura in cui questi stereotipi negativi si ritenga caratterizzino anche il sé. Frey e Tropp (2004) suppongono che, quando non ci si percepisce in base agli stereotipi negativi del proprio gruppo, ci si aspetti in maniera minore di essere percepiti in questo modo e ci si senta in qualche modo maggiormente simili all’outgroup, particolarmente nel caso in cui questi stereotipi sono legati al pregiudizio (Vorauer & Kumhyr, 2001). In sintesi, sebbene le strategie di formazione della meta-attribuzione siano sempre le stesse, i processi di formazione cambiano in diversi modi prevalentemente in base al tipo di contesto: in base alla similarità percepita, se questa è alta (contesto intragruppo) si tende a usare la proiezione anziché la stereotipizzazione; varia anche la valenza della meta-attribuzione, che si basa sulle caratteristiche positive che definiscono l’ingroup nei contesti intragruppo, mentre è basata sulle sue caratteristiche negative nei contesti intergruppi; infine, in base a quanto le persone si sentono membri prototipici del proprio gruppo, varia la percezione che queste caratteristiche (positive o negative) influiscano sull’opinione che gli altri membri dell’ingroup o dell’outgroup si formano di loro.

 

 

© La relazione tra amicizie dirette ed estese e attribuzioni di mente: Uno studio sul rapporto tra Meridionali e Settentrionali in Italia – Elisa Ragusa