Corso di Laurea in Psicologia di Parma: Conclusioni

Corso di Laurea in Psicologia di Parma: Conclusioni

Alla luce dei risultati ottenuti, emergono due interrogativi di ricerca: il primo inerente le procedure di selezione, il secondo relativo alla possibilità di individuare già dal primo anno gli studenti che probabilmente andranno incontro ad un iter accademico problematico.

Rispetto al primo punto, sarebbe auspicabile una revisione delle modalità di selezione per l’accesso al Corso di Laurea: le prove di selezione finora utilizzate sembrano, infatti, più uno specchio della carriera scolastica precedente che una sfera di cristallo con cui individuare gli studenti più adatti all’immatricolazione. Genere, età, tipo di diploma e voto di maturità, infatti, sembrano influenzare per buona parte (più del 25%) il punteggio alla prova di ammissione. Diventa più facile iscriversi a chi ha frequentato un Liceo (Classico, Scientifico o di altro tipo), incontrano maggiori difficoltà gli studenti che hanno conseguito una maturità di tipo tecnico o professionale. L’aver frequentato un Liceo, per , non porta ad un miglior esito nella conclusione del percorso accademico: l’associazione tra il tipo di diploma e il laurearsi in corso, fuori corso o non laurearsi non è significativa.

Figura 5.8 Le prove di ingresso sembrano più uno specchio della carriera scolastica precedente che una sfera di cristallo per prevedere il successo universitario.[fonte: Pinelli, Pelosi, Michelini e Tonarelli, 2009]

Le prove d’ingresso utilizzate sono state finalizzate a rilevare la “cultura generale” del soggetto ma sebbene essa paia determinata in buona parte dal percorso di studi precedente l’iscrizione all’Università, non inciderebbe sul migliore o peggior esito dell’iter di studi universitari. Questo garantisce, almeno in minima parte, la bontà dei test utilizzati (è verosimile, infatti, che uno studente proveniente da un Liceo Classico e con un alto voto di maturità abbia una buona “cultura generale”) ma pone il dubbio se la “cultura generale” sia predittiva di un buon rendimento accademico.

La forte predittività del rendimento accademico del primo anno sugli anni successivi, potrebbe suggerire lo spostamento del momento della selezione: non più prima dell’iscrizione al Corso di Laurea ma alla conclusione del primo anno. Il poter individuare, dalla fine del primo anno, quegli studenti che hanno alte probabilità di non arrivare alla Laurea nei tempi stabiliti o di non giungervi affatto, potrebbe essere una importante indicazione non solo per la selezione degli stessi ma anche per poterli aiutare tempestivamente. In questo senso viene suggerita la possibilità di individuare da subito gli studenti che rischiano di avere un iter accademico problematico di modo che il Servizio di orientamento possa contattarli, proponendo loro le (già esistenti) attività di sostegno prima che siano loro stessi a richiederle. Questo renderebbe possibile rivolgersi anche a quegli studenti che, pur avendo problemi nel corso dei loro studi, non chiedono aiuto per i più disparati motivi (scarsa conoscenza dei servizi offerti dal Corso di Laurea, poca motivazione, eccessiva timidezza, ecc.).

Anche l’ultimo Decreto Ministeriale (DM 45/2009) ribadisce l’importanza della qualità della didattica adottandola come criterio per l’erogazione delle risorse.

 

 

 

© I predittori della performance accademica  – Laura Foschi