Mobbing: Le conseguenze psicologiche
Disturbi psicologici
Come spiega Leymann (1996), non è ancora chiara la correlazione fra la causa di un processo di mobbing e la personalità della vittima.
Sempre secondo lo stesso autore, affrontando direttamente la questione delle conseguenze di natura psichica, afferma che la maggior parte delle vittime di mobbing rientrino a tutti gli effetti nella casistica del disturbo post-traumatico da stress, che causa variazioni nella personalità; nel caso del mobbing, queste variazioni tendono in due direzioni: grave depressione o grave ossessione, a volte entrambe presenti. I disturbi psicologici, con frequenza 47, si distinguono in amnesie, attacchi di panico, stati di depressione, esaurimento nervoso, irritabilità, nervosismo, panico, apatia e agorafobia.
“Ho trovato lui presso un negozio dove gli ho spiegato la situazione e il mio stress per la situazione tanto che non mangiavo più e non riuscivo a dormire per il nervosismo e lo stress e che voleva dare le mie dimissioni perché non ce la facevo più a sopportare la situazione.”
P 3 [118:121]
“… ricevuta la lettera ebbi un crollo psicologico tremendo, iniziai un periodo molto, molto, molto duro di totale e assoluta apatia verso il mondo e verso tutti. Così forte che non riuscivo a prendermi cura né di me né della bambina di nemmeno un anno …”.
P 8 [367:369]
Frustrazione
Sempre secondo Leymann, le cause che conducono alla variazione della personalità portano ad un’impossibilità della valutazione della medesima, “quello che si diagnostica è solo la distruzione di tale personalità” (Leymann, 1996).
Ne deriva una condizione di frustrazione, che ha frequenza 47, a causa di profondi stati di tristezza in cui viene percepito uno statodi impotenza e di sconfitta. Il boicottaggio, vissuto come un tradimento, porta alla sfiducia in se stessi, causando sensi di colpa e stati di smarrimento.
“Mi sono sentita subito male, avevo il cuore che mi batteva forte, tremavo, mi girava la testa una forte depressione fisica e psicologica, una sconfitta interiore, un senso di vuoto di fallimento personale e professionale.”
P 24 [166:168]
“Mi sentivo depressa, avevo il morale a terra che mi provocava un malessere generale. Ricordo come fosse ieri il dolore alle mani piene di tagli a causa del freddo, la nausea, il mal di schiena, ma soprattutto, il mio pianto continuo. Non ne potevo più perché non mi sentivo gratificata, mi sentivo in colpa per i disabili che ancora una volta erano abbandonati a se stessi, questa situazione mi faceva morire dentro giorno per giorno.”
P 10 [100:104]
Paura
La paura, con frequenza 18, è conseguente a questo stato di malessere che pervade la persona, soprattutto in conformità con la percezione che gli altri avranno del lavoratore, il quale teme i giudizi altrui in merito alla propria reputazione.
La paura sfocia nel timore di non poter rendere efficacemente a lavoro, di cadere in stati depressivi e, generalmente, si rileva come sia più la vergogna che si prova nei confronti degli altri, in particolare di amici e parenti, verso cui si tenta di nascondere il proprio disagio.
“Ho avuto per diverso tempo timore di venire registrata e non mi sentivo quindi libera di potermi confidare con qualcuno di quello che stavo subendo.”
P 1[2:3]
“Nel 2005 ho iniziato ad avere perdite di memoria ed ero terrorizzata dell’idea di cadere in depressione (lui cercava di convincermene). In quel periodo ho chiesto al direttore del dipartimento di avere un po’ di pazienza con me perché non riuscivo più a rendere nel lavoro come prima. Temo ripercussioni sulla mia famiglia.”
P 1 [7:10]
Assunzione di psicofarmaci
A coloro che si sono rivolti ad un medico psichiatra per risolvere i problemi legati a stati d’ansia e depressivi causati dal perpetrarsi di azioni vessatorie, sono stati prescritti psicofarmaci per lenire la sofferenza percepita, come, ad esempio, antidepressivi e calmanti (fr.11)
Essendo un rimedio estremo, è raro che un medico prescriva degli antidepressivi ad un paziente; ciononostante, vengono evidenziati casi in cui questa modalità di cura è risultata necessaria.
“Ho preso la mia borsa, gli ho comunicato che sarei andata dal medico e sono uscita dal negozio. Alle ore 18.00 mi sono recata alla guardia medica, esponendo il mio grave malessere, la dott.ssa mi ha prescritto la malattia per quel giorno del 03.09, consigliandomi un calmante, di conseguenza il mio medico di base il 05.09 dopo avermi visitato mi ha prescritto 2 settimane di malattia, visto il mio grave malessere depressivo e ansioso, con insonnia e grande sconforto morale per le cause successe, mi ha prescritto una cura di antidepressivi.”
P24 [169:174]
Richieste d’aiuto
Come sottolineato da Favretto (2005), è necessario, affinché la persona trovi sollievo rispetto alla sua sofferenza, che vi siano persone disposte ad aiutare le vittime di mobbing, soccorrendole soprattutto nelle fasi finali del processo.
Le richieste d’aiuto da parte dei vessati trovano un considerevole riscontro nei resoconti presi in esame, vi è frequenza 12: le persone giunte al limite difficilmente espliciteranno immediatamente la richiesta di un sostegno, soprattutto per quanto riguarda gli uomini (Ege, 2001).
Il fatto di essere stati isolati – talvolta anche dagli amici e dalla famiglia – porta la persona ad andare oltre il proprio orgoglio, lasciando la persona libera di rivolgersi ad enti che si prendono cura della persona vessata.
“Mi manca il respiro. Perdo peso. Non riesco a staccare la spina. Anche nei sogni (rigorosamente fino alle 3 e 20 perché poi mi sveglio) penso alla mia drammatica situazione. Non ho mai preso tranquillanti e non voglio cominciare adesso. Mi rendo conto di aver bisogno di aiuto.”
P 12 [307:312]
“Il lavoro che (non) fa per te”. Il disagio nelle relazioni lavorative: un’indagine psicosociale sul territorio di Venezia – © Maurizio Casanova