PNL: CONCLUSIONI
La Programmazione Neurolinguistica è un campo estremamente minato, in cui convergono diverse tesi, sia a favore che contro, soprattutto nel campo della psicologia, della linguistica, della socio-linguistica.
Ho cercato di compiere un’analisi il più possibile oggettiva per garantire ai lettori una conoscenza della materia priva di interpretazioni ed opinioni.
Inizialmente, ero estremamente scettica dell’efficacia delle strategie della PNL e del loro fondamento scientifico; questo primo atteggiamento però, mi ha stimolato una grande curiosità che mi ha permesso di entrare in contatto con un mondo a me sconosciuto e con un numero sostanzioso di persone che in diversi modi vi lavorano.
Quello che la PNL ha fatto, è stato creare una nuova figura professionale: il practitioner di PNL, ovvero un comunicatore, un mediatore, un terapeuta.
Come ben sappiamo, molte tra le facoltà universitarie che continuano a nascere in questi ultimi anni, sono quelle legate all’ambito della comunicazione (Scienze della Comunicazione, Comunicazione Internazionale, Mediatore Culturale) che, pur fornendo una cultura estremamente variegata e conforme ai cambiamenti della società, non delineano con precisione una figura professionale. L’intervento della PNL, in termini riduttivi e prettamente economici, ha significato una risposta ad un bisogno e ad una richiesta di mercato, proponendo Master, corsi di formazione, d’aggiornamento, ecc.. Esiste un numero elevatissimo di società o associazioni che organizza e gestisce qualsiasi cosa attinente alla PNL: in Italia, oltre alla NLPItaly, associazione ufficiale, c’è Max Formisano Training, Aleph, Bless you, Engineering and colsulting e tante altre. Ogni associazione poi, oltre a proporre i corsi di “Come migliorare se stessi e le proprie relazioni”, si specializza in un settore in particolare, dal management aziendale, allo yoga indiano, dal public speaking alla musicoterapica, dalla gestione delle risorse alla medicina alternativa.
Sono sorte inoltre, delle forme più moderne come la PNL applicata Umanistica e la PNL3, che pur ispirandosi alla forma originaria di Bandler e Grinder, sviluppano una propria linea ed interpretazione.
Insomma, la Programmazione Neurolinguistica è uno strumento e come ogni strumento può essere utilizzato in tantissimi modi, in forme negative o estremamente positive.
Uno degli aspetti positivi, a mio avviso, è porre al centro dello studio l’essere umano, con i suoi comportamenti, i suoi atteggiamenti che si esprimono non solo attraverso il linguaggio verbale, ma soprattutto analogico. Focalizzandosi sulle relazioni tra esseri umani, ridà spessore e rilevanza alla comunicazione faccia a faccia, conio di Thompson, che nella nostra epoca è stata completamente sostituita dall’interazione quasi immediata o mediatica. Come dice Meyrowits nel suo libro No sense of place, le interazioni che maggiormente caratterizzano la nostra società non hanno né un luogo né uno spazio preciso, non c’è più un reale incontro: guardando la televisione, attraverso internet, le chat lines, avvengono incontri in spazi fittizi in cui le relazioni sono falsate e non paritarie.
Abbiamo perso a tal punto la naturalezza di gestire i rapporti con le persone, la spontaneità della comprensione reciproca, da avere bisogno di un metodo o di frequentare un corso che ci insegni a capire gli altri, a comunicare in modo efficace, a leggere le loro emozioni, ad entrare in empatia con loro?
Se la risposta è positiva, la PNL e il suo lavoro risulteranno utili.
Se, al contrario, non riteniamo di aver perso le caratteristiche “umane”, la PNL può essere sostituita dal buon senso, da una buona educazione, da valori e credenze, da un vivere non solo per se stessi ma per gli altri.
Avendo come base questi principi, pur non utilizzando il ricalco o il rispecchiamento, saremmo in grado di capire quando parlare o quando praticare il silenzio, quando assumere un comportamento o un altro, per comprendere l’altro, per capire e fare nostre le sue idee, le sue sensazioni, i suoi problemi.
Esistono, però, molti settori lavorativi in cui la formazione è essenziale e prioritaria, come quello della scuola, in cui la PNL può fare tanto e bene.
L’incontro con Carmela Lo Presti è stato un’occasione di crescita non solo per la mia tesi, ma soprattutto a livello personale, in quanto mi sono imbattuta in una donna le cui idee sono impregnate di positività volta al cambiamento.
La sua opinione riguardo la scuola è rivoluzionaria, ma allo stesso tempo radicata a valori e credenze di una grande semplicità; è consapevole che il lavoro che compie quotidianamente crea le fondamenta per un nuovo modo di vivere la scuola e di fare formazione, privilegiando la crescita del bambino, che viene accompagnato, con cura e rispetto, nella prima tappa della sua vita.
Il cambiamento del sistema educativo però non può iniziare dal bambino, ma deve nascere nelle Università, nelle scuole di specializzazione, dai tirocini, che devono essere in grado di formare delle figure professionali complete, con cognizioni psico-pedagogiche, linguistiche, ma soprattutto continuamente aggiornate sui mutamenti esterni che modellano profondamente lo sviluppo di ogni bambino. In Italia, le tecniche di PNL, pur essendo applicate, sono poco manifeste e riconosciute, e riguardano una nicchia di persone più incline all’aggiornamento e alla formazione, le quali si devono comunque scontrare con un sistema tradizionale e poco organizzato.
L’utilità della PNL, nel sistema scolastico, non è ancora apprezzata sufficientemente, essendo ancora una disciplina sperimentale. Gli stessi professionisti del settore, in Italia e in Europa, sono tuttora ignari di molte organizzazioni e progetti che invece concretizzano in maniera efficace le sue strategie.
L’aspetto, però, che più mi preme sottolineare è l’importanza della comunicazione. Quello che ho voluto dimostrare attraverso questa tesi, è che è possibile educare i bambini al dialogo, alla mediazione; è possibile formare individui alla relazione interpersonale, educarli all’altro, per capire, ascoltare, comprendere, amare l’altro.
La scuola non può occuparsi solo della storia e dellamatematica ma, accanto alla famiglia, deve essere in prima linea per formare dei bambini integri, dal punto di vista umano, psicologico e spirituale. Soggetti che siano pronti non solo ad affrontare il mondo, ma a cambiarlo, essendo protagonisti di questo cambiamento.
I bambini possono diventare uomini di pace se fin da piccolissimi vengono loro offerti gli strumenti per comprendere se stessi e gli altri, se vengono circondati da adulti in grado di comunicare, se vivono in ambienti in cui il dialogo viene prima di tutto.
La società che rappresentiamo vive nella comunicazione, eppure, come dice Sfez : “Nella nostra società che non sa più comunicare con se stessa e in cui gli uomini stentano a comunicare, essi comunicano sempre di più, è vero, ma si comprendono sempre di meno. Si è come smarrita la traccia dei principi e delle norme che assicuravano la coesione dell’insieme sociale: da qui la dispersione e la sovrapposizione dei linguaggi, la Babele quotidiana.”
I principi e le norme che mancano devono essere insegnate nuovamente a scuola per creare uomini nuovi.
Chiara Lubich, che fin da quando ero piccola, ha inciso fortemente sulla mia formazione, la cui spiritualità mi ha insegnato ad amare e mi ha educato all’ascolto, nel suo libro Il Movimento dei Focolari e i mezzi di comunicazione sociale, afferma: “Per comunicare, sentiamo di dover “farci uno” con chi ascolta. Anche quando si parla o si svolge un tema, non ci si limita ad esporre il contenuto del nostro pensiero. Prima sentiamo l’esigenza di sapere chi abbiamo dinnanzi, conoscere l’ascoltatore o il pubblico, le sue esigenze, i desideri, i problemi. Così pure farci conoscere, spiegare perché si desidera fare quel discorso, che cosa ci ha spinti, quali gli effetti di esso su noi stessi e creare con ciò una certa reciprocità. In tal modo il messaggio viene non solo intellettualmente recepito, ma anche partecipato e condiviso. Farsi uno, cioè entrare il più profondamente possibile nell’animo dell’altro, capire veramente i suoi problemi, le sue esigenze. Condividere le sue sofferenze, chinarsi sul fratello. Farsi in certo modo l’altro. In tale maniera il prossimo si sente compreso, sollevato, perché c’è chi porta con lui i suoi pesi, le sue pene e anche le sue gioie.”
GLOSSARIO
Calibrare: individuare lo stato d’animo dell’interlocutore attraverso i segnali che egli manifesta e che in precedenza avevamo avuto modo di associare allo specifico stato d’animo.
Condizioni di Ben Formato: le caratteristiche che deve avere un Obiettivo perché diventi un catalizzatore dei nostri comportamenti per la nostra mente “cibernetica”. Alcune caratteristiche sono: Specificità, tempificazione, positività, evidenza del raggiungimento, controllabilità, ecc…
Congruenza: lo stato nel quale si è quando si agisce in modo coerente con ciò che si dice e si pensa. Quando si è congruenti la nostra comunicazione non verbale è allineata a quella verbale. opposto: Incongruenza.
Credenze: ciò che riteniamo vero in un certo momento, le nostre generalizzazioni circa la realtà in cui viviamo. Sono strettamente connessi ai nostri Valori e ci guidano nel percepire ed interpretare la realtà.
Installazione: installare una strategia in un soggetto. Vi sono due modi per compiere ciò: 1) con l’ancoraggio e l’inserimento degli stadi della strategia; 2) facendo provare al soggetto (una forma di auto-ancoraggio) la sequenza della strategia.
Mappa della realtà: è la rappresentazione della realtà che la persona ha dentro di sé. Costruita sulla base delle esperienze di ciascuno è unica ed è costituita dalle proprie rappresentazioni interne in termini sensoriali (Immagini, Suoni, Sensazioni) e dal linguaggio che usiamo per comunicarle. In PNL non esiste “la” mappa della realtà, le mappe di tutte persone hanno pari dignità.
Modellare: il processo di osservazione e replica dei comportamenti di successo di altre persone. Include sia i comportamenti esteriori, evidenti e conosciuti dalla stessa persona che gli accessi interni di cui egli può non avere coscienza.
PNL3: di tutte le tecniche esistenti, la PNL3 è quella che più prende in conto la comunicazione subliminale. A differenza della PNL come viene attualmente insegnata nella maggior parte dei casi, la PNL3 introduce, libera da condizionamenti (3 in inglese si può leggere come three che ha lo stesso suono di free che significa libero) una ricontestualizzazione di molte nuove tecniche e si apre sul nuovo riabilitando al contempo l’antico. All’interno della PNL3 trovano così sviluppo e spazio antiche discipline così come l’EMDR II, (nuove tecniche EMDR) e l’interpretazione scientifica dell’ennegramma, utile per comprendere i tipi psicologici.
Ricalcare: adottare le modalità di comunicazione di un’altra persona (parole, postura, respirazione, etc…) in modo da creare o aumentare il Ra pporto.
Rapporto: il senso di “connessione” che proviamo naturalmente con le persone con cui “stiamo bene” implica fiducia, disponibilità ed empatia.
Segnali di accesso: manifestazioni esteriori dell’accesso da parte della persona alle Rappresentazioni Interne basate sui diversi canali sensoriali (Immagini, Suoni, Sensazioni). I segnali includono la postura, i gesti, i movimenti degli occhi, la respirazione, etc…
Sistemi Rappresentazionali: il nostro modo di codificare la realtà nella nostra mente attraverso ciò che possiamo percepire attraverso le nostre uniche finestre sul mondo: Visione, Udito, Tatto, Olfatto, Gusto.
Stato: l’insieme delle rappresentazioni interne, le emozioni, la fisiologia di una persona in un certo momento. La somma dello “stato d’animo” e degli aspetti esteriori e interiori che lo codificano.
Submodalità: all’interno dei Sistemi Rappresentazionali esistono delle specificazioni denominate submodalità. Sono potenti strumenti di cambiamento e servono per modificare le rappresentazioni interiori e i nostri stati emozionali.
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